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Vecchio 30-07-2008, 23.40.45   #19
Ray
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Originalmente inviato da RedWitch Visualizza messaggio
Quindi la sensazione poco piacevole che si prova quando ci si sente confusi davanti ad un argomento nuovo e' legata all'importanza personale? E'il dover mettere in discussione se' stessi che fa in modo che si senta quella specie di "resistenza"?
Su questo non parlerei proprio di importanza personale, ma di qualcosa di più profondo, collegato forse alla mente istintiva. Se siamo identificati nella mente, o in una fetta di essa, c'è poco da fare: per la nostra percezione quello siamo. Quindi mettere in discussione essa è mettere in discussione noi stessi, solvere essa è solvere noi e non possiamo non percepirlo come un pericolo, come la morte. D'altronde solvere qualsiasi nostra parzialità è un po' morire (per rinascere... ma dillo al bruco).
Scattano quindi le paure istintive.

E' solo, compiuti alcuni peassetti su un certo percorso che ci possiamo identificare con qualcos'altro, qui spesso lo abbiamo chiamato osservatore, ma qualcunque sia il percorso sempre su qualcosa devo appoggiarmi. Quindi lo può fare chi si muove e non chi sta fermo. Per carità, un forte desiderio di apprendimento basta e avanza, ma se siamo identificati col desiderio non lo siamo con la nostra convinzione ed è quindi più facile rinunciarvi.


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Originalmente inviato da RedWitch Visualizza messaggio
Sicuramente una concomitanza di cose concorre alla comprensione o meno di un dato argomento, prendiamo solo il fatto che dipende da chi parla , dal credito che diamo a
a chi sta parlando e quindi dal grado di attenzione che gli "concediamo" , e qui vedo bene che l'idea che abbiamo di noi stessi e dell'altro gioca un ruolo fondamentale..

Il "trucco" sarebbe quindi riuscire a sopportare quello stato di confusione che si viene a creare davanti alle cose completamente nuove fino al momento della digestione, senza cercare a tutti i costi di dare un nome conosciuto alle cose sconosciute? E nel frattempo bisognerebbe essere tanto saggi da non continuare ad ingerire altri dati?


Sul credito che diamo agli altri invece l'importanza personale c'entra eccome. Grossomodo funziona così: "io sono perfettissimo e so tuttissimo quindi se qualcuno dice qualcosa che non ho mai sentito deve per forza trattarsi di qualcosa che so già, solamente espresso in un altro modo. Si tratta quindi di tradurre. Ma io non serve che mi muovo di un millimetro, anzi non lo devo fare sennò perdo la mia perfezione."

Se però abbiamo riconosciuto qualcuno come superiore a noi, abbiamo già risotto un po' l'IP con questo riconoscimento e quindi quel che arriva da lui è più facile da accettare. Grossomodo: "io sono perfettissimo e so tuttissimo ma sto tizio qui, solo lui beninteso, è più perfettissimo e sa tuttissimo più di me, ovviamente per il momento. Quindi se parla è meglio che apro le orecchie così lo acchiappo e poi lo supero."


Si, il trucco sta nel sopportare quella sensazione senza cercare di fuggire da essa, di non voler guardare per non sentirla, come per molte altre cose. E sempre come per molte altre cose, molte altre acquisizioni, si tratta di un ascolto attivo.
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