Riporto un post da un altro thread:
Teoricamente dunque l'alchimia è praticabile in solitaria, anche se poi "in pratica è da vedere" significa che forse uno su mille ce la fà (diceva così la canzone..
)
Prendiamo comunque quell'uno e cerchiamo di capire come possa fare a meno di un Maestro.
La cosa più ovvia che mi vien da pensare è che in altre Tradizioni (ad esempio Quarta Via) il lavoro da fare è esclusivamente interno, su se stessi, questo significa che è molto facile raccontarsela se non c'è un Osservatore esterno che sappia valutare oggettivamente il nostro operato. In Alchimia invece, essendo il lavoro anche esterno, possiamo essere noi stessi a constatare oggettivamente di aver fatto qualche errore se ad esempio il prodotto ottenuto nell'alambicco non è verde come richiesto ma rosa.
In questo caso non possiamo raccontarcela, bisogna rifare tutto daccapo... siamo dunque maestri di noi stessi e possiamo sopperire alla mancanza di un vero Maestro.
Il discorsco sul gruppo mi è anche piuttosto chiaro. Invece di travasare di alambicco in alambicco posso sopperire col gruppo, osservando le dinamiche di gruppo, come Tizio ogni tanto "travasi" in Sempronio e come poi Sempronio travasi in Caio e così via...
Ma è solo questo? Il fatto che l'Alchimia sia una delle sole (se non l'unica) Via affrontabile (almeno teoricamente) in totale solitudine, dipende solo dal lavoro che si svolge contemporaneamente sia all'interno che all'esterno di noi stessi, o c'è dell'altro?
Ho questa domanda perchè Svegliarsi da soli è impossibile. In Alchimia bisogna
vegliare la fiamma, la cottura, ma questo presuppone che si debba essere svegli fin dall'inizio, cosa che non è...