Ragionavo su memoria e liberà...
ma quand'è che possiamo chiamare memoria la memoria? Tutte le pratiche che avete descritto sul ricordare solo il male o rimuginare su certi fatti che sono certamente una piccola parzialità del tutto, anche quando questo tutto è delimitato in un singolo ambito (vedi relazione con una data persona) è davvero memoria?
Nei mille discorsi sulla ricapitolazione è uscito come un episodio (ma possiammo anche parlare di periodi o di ambiti o di intere relazioni) non "risolto" è ancora attuale, agisce ancora, non è vero ricordo (non è "svuotato)... e quindi non è memoria. Ed esso ci imprigiona, per esempio obbligandoci a reagire in un certo modo (ricordate? reagiamo non alla cosa del momento ma a qulla più tutte le altre non risolte).
Quindi memoria è si libertà... perchè ci permette di vedere le cose gllobalmente e dando loro il giusto peso... le questioni diventano ricordi e non roba attuale che ci lavora dentro adesso...
messa così, la memoria dovrebbe darmi fatti belli e fatti brutti risolti da cui quindi ho tratto qualcosa di utile per me... ovvero memoria è tutto roba buona. E non può provocare altro che riconoscenza. Verso la persona, verso la vita.
E dopo la riconoscenza la libertà e poi l'amore...
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