Discussione: Fratelli Coltelli
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Vecchio 26-02-2009, 19.20.48   #49
dafne
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Originalmente inviato da Ray Visualizza messaggio
In linea di massima concordo con Nike, buttiamo fuori i figli appena sono in grado di cavarsela anzi, di provare a cavarsela, quindi potenzialmente in grado, e monitoriamoli a distanza.
Tra l'altro, per la maggior parte dei casi, non serve neanche buttarli fuori, basta porgergli il cappotto quando non se lo prendono da se, SE sono in grado di cavarsela anche solo potenzialmente.

Perchè è questo il compito dei genitori che forse sfugge e Daf... mettere i figli nelle condizioni di poterci provare (e imparare il resto fuori) prima di "buttarli" fuori. Ovvero fornire strumenti per l'autonomia e non per la dipendenza.

Il guaio è che siamo in un circolo vizioso. Per fornire strumenti bisogna prima averli. E per fornire autonomia (anche come stile di vita, forma mentis, sentimento portante) si deve essere autonomi e non dipendenti. Ossia i genitori devono essere maturi e autonomi.

Per insegnare ai figli a non avere bisogno dei genitori non di deve avere bisogno dei figli.

L'avvelenamento culturale di cui parla Uno, o forse solo un suo aspetto, è proprio questa mancanza di autonomia, di maturità, che le generazioni hanno accumulato e che obbliga gli individui a sforzi immani per uscire dal circolo.
Infatti pochi ce la fanno e anche quelli completano il lavoro solo molto tempo dopo che sono usciti e quasi mai prima di fare figli a loro volta.
Certo, quelli che ne escono, fin da quando iniziano a lavorarci, modificano le cose per se, quelli che li circondano, e quelli che seguiranno... ma qualcosa da sistemare resterà sempre. Però in ogni sistema famiglia, basta uno che diventi adulto davvero per spezzare la catena e innescare un circolo virtuoso... si vedranno i risultati dopo generazioni, forse lui non li vedrà nemmeno (sui nipoti intendo). Il guaio per lui è che il suo lavoro ricadrà a cascata appunto sulle generazioni future e lui intanto si cucca i rapporti che gli restano, con quelli che non ci hanno lavorato su. Forse magra consolazione per un Abele (o anche un Caino) individuato...

E io che pensavo di aver detto proprio questo , e cioè che i figli non vanno scaricati fuori dopo un x tempo ma devono essere muniti di strumenti per farcela e il genitore deve comunque esserci, seppur a distanza (la metafora dello sbucciarsi il ginocchio) e non lasciarli totalmente in balia della vita.

Ecco forse è quella resistenza a "lasciarli in balìa della vita" a fare la differenza, forse questo attrito mi mostra la mia tendenza comunque a star addosso, mentre se ben capisco qui si presuppone che un genitore se ne stia completamente fuori.

Posso dire che la sento come una mostruosità?
..dipenderà dalla mia mancanza di indipendenza presumo...Forse anche per quel discorso dell'indifferenza che confondo col non sentirsi dire quello che si vuol sentirsi dire, forse perchè cuccandomi la sindrome dell'abbandono non riesco a pensare alla sofferenza dei miei figli senza intervento alcuno da parte mia (proiezione della mia soffernza?)...

com'è complicato
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