Discussione: Essere onesti
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Vecchio 13-05-2009, 17.21.25   #12
Ray
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Originalmente inviato da Edera Visualizza messaggio
Credo di aver capito, grazie. Te l'ho chiesto perchè da qualche parte nella mia mente c'è la teoria che lavorare su se stessi significhi spogliarsi di molte sovrastratture che non ci appartengono per trovare una nostra integrità originale, sempre ammesso sia possibile spogliarsene del tutto (non lo so ). Quindi ogni volta che mi succede di sentire quella vocina tento di capire se sono delle istanze interne del mio sè o se è qualcos'altro di non mio (madre, padre, prete?) che invece lavora sul senso di colpa e che magari alla fine lascia il tempo che trova...
Spesso il super-io (insieme di istanze assimilate dai riferimenti... genitori, società eccetera) collide col se, ma non è detto che sia negativo, anzi. Viene dal se anche tutta la parte espansivo pulsionale che l'io tiene a freno, cercando di mediare appunto tra se e mondo. Il super-io dovrebbe dare una mano (molto grossomodo).
Poco importa se un'istanza di contenimento venga da noi, dal prete o dalla mamma: se è buona me la tengo (e diventa mia), se no la butto... ma questo ovviamente ad una certa età, quando iin teoria ho discernimento. Prima queste istanze sono necessarie.

Al di là di questo, sono convinto che man mano si procede nel cammino dell'auto-conoscenza, fosse anche solo da un punto di vista psicologico, crescano le esigenze etiche. Questo perchè ci si avvicina al se, e credo che un se sano abbia un nucleo etico (diceva qualcosa di simmile anche Kant, per uscire dalla psicologia). Ovviamente non è detto nucleo abbia lo stesso punto di vista della società in cui siamo inseriti e delle sue regole, anzi spesso non è così. Sto iniziando a pensare addirittura che le stesse regole sociali siano troppo blande rispetto a questo nucleo e sto iniziando a e otto altri aspetti le varie "regole" dei vari oridni monastici.
Comunque sia, mi trovo di fronte ad una situazione un po' nuova per me. Le regole più o meno introiettate forse non mi soddisfano più del tutto o forse, non mi soddisfa il modo in cui le interpreto. C'è una discussione dui 10 comandamenti e su come si può intenderli più o meno superficialmente che è emblematica su questo.

C'è anche da dire però, che se ascolto solo la vocina che mi dice come dovrebbe essere tutto, mi chiudo davvero in un convento. Ho il sospetto/timore che nella vita si debba comunque procedere per compromessi (che poi forse, semplicemente, non mi stanno più bene i vecchi compromessi e me ne servono di nuovi). Se è così però si tratta si stabilire il livelllo di lacerazione accettabile.

Ecco, questo è il mio dubbio (uno dei). Quindi riformulo anche la questione sulla quale chidevo l'opinione di Uno (e degli altri): è vero che i compromessi toccano? E se si, il rimediare quando possibile, basta a ricucire (posto che ricucito è meglio di lacerato ma peggio di integro)?
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