Citazione:
Originalmente inviato da webetina
Mi dà una idea di ciò che sento della mia frammentazione. ma a ncora mi incarto quando si dice "il rendersene conto produce un altro piccolo io..." e mi chiedo: chi si rende conto prima che il piccolo io si formi?
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Quello che si rende conto è sempre un "piccolo io" solo che... solo che la realtà è più complicata di una serie di piccoli io che si alternano e sono grandi uguali. Essi sono tutti centri di gravità e hanno la caratteristica di attirare a se altri piccoli io (prendiamo per un momento il piccolo io come unità) a formare dei complessi (parola chiave).
Tanto più noi "stiamo" in uno di questi tanta più energia gli forniamo e tanto più aumentiamo la loro capacità di attrarre altri complessi o piccole unità singole (poi c'è il discorso dell'integrazione, sennò rimbalzano, ma una cosa alla volta).
Anche quello tra di essi che chiamiamo "io" è un complesso, di solito il più grosso. Ma non abbastanza e non abbastsnza strutturato da attirare e soprattutto assorbire tutto il resto (o almeno non abbastanza velocemente da far bastare una vita), per quello ci vuole sia volontà che un processo che potremmo chiamare solve-coagula e che fino ad un certo punto percepiamo come sofferenza (il solve).
Il rendersi conto quindi fa si che poi se lo decidiamo continuiamo ad energizzare questo complesso e lì, con qualche accorgimento, nasce l'osservatore (in termini gurdjeffiani).
Discorso appena accennato.