Discussione: Elaborare un lutto
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Vecchio 06-05-2010, 10.13.00   #51
griselda
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Originalmente inviato da stella Visualizza messaggio
Vorrei tornare sulla questione sopravvivenza, impostata da Gri. Io la vedo esattamente come lei, e non si tratta di sopravvivenza nel sociale, che per quella comunque in un modo o nell'altro ci si riesce finchè si è vivi, ma di una sopravvivenza a livello psicologico.... Mi spiego: se si è vissuti per anni con una persona e ci si appoggiava su questa persona facendosi condurre psicologicamente da lei, per esempio sulle decisioni da prendere, o su altre aspettative soddisfatte da questa persona, non necessariamente materiali, quando questo sostegno viene a mancare, per morte di questa, oppure per abbandono, è come se fosse morta una parte su cui ci si appoggiava, come se ci fosse stata tagliata una gamba o un braccio, e finchè non si impara a camminare da soli, a diventare autonomi, quella vita che intercorre tra la dipartita della persona e il ritrovamento di un certo equilibrio, la chiamo sopravvivenza, ossia resistenza acuendo i sensi e la capacità per i bisogni immediati psicologici, come appunto si fa nei corsi di sopravvivenza.... l'alternativa in questo caso non è morire anche noi fisicamente, ma morire dentro, diventare apatici e depressi, col rischio di entrare in un circolo chiuso che porterebbe a quella mancanza di reazione e di affermazione di sè stessi che ci fa sentire vivi.
Questo avviene dopo la rabbia iniziale che è dettata dall'impotenza di trattenere quella persona, rabbia spesso rivolta più che a lei verso se stessi, con i relativi sensi di colpa come se la sua dipartita fosse colpa nostra, a volte è anche sbagliato perchè certi equilibri sono malati specie se uno è vittima e l'altro carneficie, ma tant'è ci si abitua a tutto e anche di questo si soffre la perdita, ancora di più perchè già all'inizio quella persona colmava una certa nostra lacuna....
Già è proprio così, ti prendo come mia traduttrice personale probabilmente abbiamo vissuto qualcosa di analogo.

La perdita ti lascia dei vuoti, e se non li conosci non conosci il come e il perchè questo avviene dai all'altro la colpa di ciò che provi di ciò che ti accade, ti pare di morire ed è reale quello che provi. E' come se ti sentissi precipitare nel vuoto.

Poi scopri magari come è successo a me che l'altro era quello che si prendeva la responsabilità, anche della mia vita, che io non mi ero mai voluta prendere, per paura/terrore di sbagliare, e per questo avevo preferito delegare a lui, il che vuol dire non affrontare la vita e che quindi vivevo di riflesso. E quando questo accade all'improvviso è come doversi alzare in piedi essendo rimasti a letto per anni e anni i muscoli non ti reggono da qui la sensazione di non riuscire a sopravvivere senza l'altro cosa, meccanismo che se non si conosce porta anche a esiti letali che piaccia o no.
Per me scoprire questo ora è stato un po' una doccia fredda, scoprire che dobbiamo essere indipendenti prima possibile per non sentirsi senza i muscoli allenati e quindi incapace di stare in piedi da se. La rabbia come dici tu Stella è stata contro di me anche se poi la sparpagliavo in giro, ma in primis era per me e per aver permesso tutto questo.
Il detto che quando perdiamo una cosa ne comprendiamo il valore mi sa che è applicabile anche a questo.
Grazie
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Ultima modifica di griselda : 06-05-2010 alle ore 10.16.08.
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