Riflettevo sull'autorevolezza, collegata anche al post sulle parole vive e sulla parole morte e mi è venuto in mente quel meccanismo spontaneo che si instaura tra allievo e maestro. Il maestro non chiede autorevolezza è l'allievo che si mette spontaneamente in ascolto (poi quanto riesca a ricevere ecc credo sia altro argomento), sembra un processo naturale come i girasoli quando girano dalla parte del sole, sempre si sia superata la convinzione di saperne sempre e comunque più degli altri.
Non è remissione, soggezione o altro, lo avverto come una specie di ordine gerarchico spontaneo e 'giusto', forse l'originale significato delle varie gerarchie dovrebbe essere di questo tipo anche se spesso e volentieri nella realtà non lo è. Mi chiedo anche in base a quale meccanismo uno spirito riconosca autorevolezza a un altro, predisponendosi all'ascolto, forse perché si riconosce nelle parole dell'altro qualcosa che può tornarci utile ma credo sia qualcosa di più, qualcosa collegato al ritmo come diceva Uno e che rendono le parole proprio giuste per il tratto di strada che stiamo percorrendo.
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