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Vecchio 02-09-2010, 20.02.19   #2
nikelise
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Originalmente inviato da diamantea Visualizza messaggio
Quando ero piccola, avevo circa 5 anni, veniva in negozio da mia madre una signora con suo figlio un pò più grande di me. Il ragazzino si era messo in testa che ero la sua fidanzata e che un giorno mi voleva sposare. Mi inseguiva per darmi un bacio che io non volevo dargli, e lui mi diceva: un giorno quando sarai mia moglie mi bacerai eccome. Io rispondevo che non l'avrei sposato mai, ed lui di rimando: ti rapirò e sarai mia moglie, vedrai che lo faccio appena sarò grande.
Discorsi di bambini ma io avevo paura di lui. Ne parlai con mia madre la quale non mi diede nemmeno retta, ogni volta mi allontanava come una mosca fastidiosa. Era chiaro per lei che era una cosa stupida ma non capiva che per me rappresentava un serio pericolo. Mi sentivo minacciata e il fatto che mia madre non mi difendeva o prendeva sul serio mi induceva a capire che un giorno avrei dovuto accontentare anche quest'altra richiesta. Ancora allora la fuitina di forza esisteva.
Cominciai a odiarlo a morte, ogni volta che lo vedevo avevo paura e mi nascondevo dietro mia madre, ma lei intenta a parlare con la cliente non si accorgeva di nulla.
Pensai che l'unico modo per liberarmi di lui fosse la morte. Così pregai perchè morisse presto da non dover essere costretta a sposarlo.
La storia andò avanti per circa due anni e lui era sempre più convinto che stava per raggiungere l'età di rapirmi.
Era una sera di carnevale e lui era travestito, felice, attraversò la strada di corsa e fu investito da un'auto che lo uccise sul colpo, aveva 9 anni. Io 7 anni.
Fu una tragedia immane ma per me fu una liberazione, il Signore aveva ascoltato la mia preghiera.
Lo dissi ingenuamente a mia madre e lei figuratevi me ne disse di tutti i colori, mi spiegò finalmente che non mi avrebbe potuto fare nulla, ma quello che avevo pregato io era mostruoso.
Aveva ragione naturalmente ma certo non mi rendevo conto della gravità della cosa. Io pensavo a me stessa visto che nessuno mi difendeva.
Mi sentì in colpa per aver pregato per la morte del ragazzo, tutte le mattine mentre mi recavo a scuola incontravo la madre vestita di nero con un mazzo di fuori recarsi a piedi al cimitero, e questo per molti anni, pensai tanto tempo che fosse colpa mia, ma lui se l'era cercata. Non riuscivo a cancellare ilturbamento e la paura che mi aveva trasmesso.
Ci vollero molti anni per ricapitolare la faccenda. Andavo al cimitero a trovarlo e non riuscivo ad immedesimarmi nel dolore.
Ma dico così tanto mi aveva condizionato?

Credo che anche questo episodio abbia contribuito ad allontanarmi da me stessa. Avevo le prove che ciò che provavo dentro era cattivo, forse era meglio accettarlo in matrimonio almeno sarebbe stato ancora vivo.
Era meglio non desiderare nulla, non ascoltarmi per niente, soccombere al mio destino come gli altri decidevano per me.
I miei desideri causavano morte e dispiacere a tante persone.
Ma accontentare gli altri voleva dire soffrire io. Cos'era meglio sopportare il rimorso o il sacrificio?
Allora scelsi il rimorso, ma per tanto tempo ho scelto il sacrificio di me stessa. Ora ho l'orco che decide il da farsi.

Oggi so che il ragazzino non avrebbe mai potuto obbligarmi a niente, era solo un ragazzino che si sentiva più grande di quel che era e mi voleva per fidanzata e poi moglie, ma quello che non mi garbava era la sua prepotenza.

Dio mi perdoni per i brutti pensieri che ho covato per tanto tempo.
Penso che andrò alla sua tomba a portargli un fiore e una preghiera.
Ci sono dei dolori , dei traumi che bloccano quando si e' troppo govani o troppo deboli per sopportarli .
Toccava a chi ti stava vicino relativizzare , semplificare , sbloccare ma che ci vuoi fare ciascuno fa quel che puo' .
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