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Vecchio 12-11-2010, 22.39.02   #39
dafne
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Originalmente inviato da Uno Visualizza messaggio
Adesso però vorrei che provaste a mettervi seduti su una sedia che non c'è e che sapete che non c'è.
Neanche un atleta ci riesce.....

..........................................

Quello che stavo cercando di farvi notare (ancora ed in altra forma) è il passaggio.
Il passaggio da in piedi a seduti in questo secondo esempio. C'è un istante in cui non siamo più in piedi ritti e non siamo ancora seduti.
In quell'istante non è possibile tenere il controllo, se uno mi toglie la sedia in quell'istante esatto cadrò, magari riuscirò a farmi meno male, ma cadrò.
Se voglio mettermi seduto è necessario... al limite devo stare attento che non ci sia in giro qualche buontempone.

Nei passaggi siamo più deboli, in pericolo. Nel primo esempio non siamo in pericolo perchè vogliamo vedere nello strapiombo, siamo in pericolo quando ci appoggiamo alla ringhiera o al piede in avanti se questi cedono o praticamente vengono a mancare (come la sedia).


etc....

Tiro su questa discussione perchè c'è qualcosa che vorrei capire, o iniziare a capire.

C'è un momento nel passaggio da una situazione ad un'altra in cui diventiamo vulnerabili, un momento in cui non abbiamo controllo alcuno. Un affacciarsi sull'ignoto.
Scrivi che non siamo in pericolo perchè vogliamo vedere nello strapiombo (quindi esteso non è il desiderio di cambiare) ma perchè ci appoggiamo alla ringhiera o al piede, cioè iniziamo il cambiamento.

Quello che mi stavo chiedendo è se questo passaggio che ci rende vulnerabili non è possibile controllarlo che ci facciamo?
Voglio dire, anche pensando di poter cogliere quel preciso momento, quello in cui ci si abbandona, a cosa ci può servire? Se è al di fuori del mio controllo capiterà comunque.

O riuscire a scorgere il momento in cui smettiamo di essere in piedi (anche se a me non piace molto come definizione perchè appena comincio a sedermi sono già nonpiùinpiedi e giàunpòseduta ) e siamo seduti ci permette di circoscrivere i danni?

O dobbiamo "solo" arrenderci e lasciare che quel qualcosa di noi che gestisce si molli per affidarsi a qualcos'altro (provvidenza?) per poi riprendere il controllo?

Mi suona un pò come quel solve e coagula che fatico sempre a metabolizzare. Smettiamo di essere in piedi, smaterializziamo quell'immagine, quello stato d'essere per poi ricomporci in un tizio seduto.....
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