Discussione: l'emigrante
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Vecchio 18-11-2010, 10.34.33   #24
dafne
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Sono una zuccona, non si può che dirmi almeno quello.

In questi giorni stò osservando il mio dolore, il mio si non quello dei ragazzi perchè stò cercando di abituarmi all'idea che se esiste un "nostro" c'è anche pure un "mio" e un "loro".

Comunque, a guardare il grande tentare incessantemente di massacrarmi e rileggendo dei post non rivolti a me direttamente ( ma quando imparerò? ) sono riuscita a spaziare, diciamo così, un pò meglio nel guano in cui mi sono messa.

Parlo dei fatti che è più semplice

L'altro giorno ho chiamato il mio ex marito, dopo un ennesimo sfogo del più grande. L'ho chiamato per esasperazione e per una sorta di, non saprei chiamarla, intuizione? Gli ho detto come al solito di venirseli a prendere (mi sfogo così ultimamamente ) poi però ho corretto il tiro e gli ho detto di portarsi a casa il grande.

Ero allibita dalla mia stessa frase. Ho sempre considerato il ragazzo incapace di sostenere l'aggressività del padre ma mi stà stupendo sempre più come entrambi i miei figli pur vedendolo pochissimo stiano utilizzando esattamente le sue stesse modalità.

Alla fine stava prevalendo in me il pensiero che poco serviva proteggerli dalle sfuriate del padre visto che si stavano pippando sempre di più le mie, altrettanto violente aimè. Poco serviva cercare di fare la severa fallendo miseramente perchè è un ruolo che mi sono cucita addosso senza averne minimamente cognizione di causa...

Doveva venire a prenderli sabato e tenerseli due giorni ma poi, guardacaso, non ha potuto (forse gli vibravano le antenne, chissà)

Comunque ieri ci siamo sentiti diverse volte, l'ho messo alle strette, gli ho detto che doveva intervenire lui e con solo il grande lasciandone fuori il piccolo. Ancora non mi era chiaro che stavo facendo e perchè ma sentivo che andava fatto anche se dentro mi sentivo come se mi stessero strappando un rene senza anestesia.

L'accordo finale preso è che passa lunedi e se lo tiene una settimana (però và da sua madre non a casa sua) però al ragazzo diciamo che vivrà col padre e basta.

Mi sento un mostro, una traditrice, una cosa oscena ma ieri sera mentre ne parlavo con delle amiche mi sono resa conto di quanto sia forte il dolore per la perdita del possesso.

Mio figlio è MIO, non posso pensare che vada dal padre, o meglio, non posso pensare che col padre possa stare bene non posso accettare che mi rifiuti, che mi metta da parte, che possa trovare benessere laddove io ne ricavo solo tormento.

Mi ha sconvolta questa cosa, ho cercato di rimanerci su senza giudicarla (ho cercato) mettendoci anche vicino la mia sconfinata e ferrea resistenza a permettere al padre un qualsivoglia intervento al di fuori di quello che io potevo controllare.

Mandarli da lui qualche giorno alla fine era un mio rigenerarmi ma non ho mai preso seriamente in considerazione la possibilità di...uffa....è dura ammetterlo...di lasciarli fare il padre.

Giusto o sbagliato che sia il suo atteggiamento non è solo un proteggere dagli eccessi ma parallelo a questo viaggiano anche tutta una serie di miei bisogni.

Per un certo lungo tempo ho sempre evitato, correttamente e onestamente, di esprimere giudizi sulla sua persona davanti ai ragazzi. Crescendo loro hanno messo un distacco, blando ma c'era, perchè lui aveva permesso che accadesse, non io.
Poi però qiualcosa s'è perso, ho perso quel freno e ho perso il limite lasciando che spesso le mie emozioni e i miei rancori pesassero su di loro.

Non sopportavo, sotto sotto, che potessero amarlo (mamma mia com'è brutto da scrivere).
Ho interrotto un flusso che il piccolo ha forzato, perchè è più coraggioso o che ne so io e quindi il suo papà comunque nella sua testa c'è ma nel grande quest'uomo è diventato il contenitore di tutti i miei malanni.
Un giorno mi ha detto "ma tu lo odi no?" Hai voglia a dirgli no, gli ho detto che certi suoi atteggiamenti mi irritano e mi innervosiscono ma mi sono resa conto che l'uovo era rotto.

Certo, non devo dimenticare che è un dato di fatto, che l'uomo che ho sposato rimane quel che è, che moltissimi suoi atteggiamentio sono stati atti ad allontanare i figli, ma io mi sono servita di questo, ho paura, per incanalare ben altro.

Pensavo a mio figlio stamattina mentre lo accompagnavo a scuola, alle sue paure, al bisogno che ha di insultarmi ferocemente ma di avere poi il mio bacino per entrare a scuola, alla sua paura di confrontarsi col mondo e al suo odio viscerarle per suo padre...e ho avuto la sensazione (scusate il termine forte ma così mi viene) di averlo castrato, di avergli impedito e/o di stargli impedendo di vivere il suo essere maschio. Perchè a noi (noi come nucleo familiare attorno a lui, io mia mamma e mia sorella i maschietti un pò ci fanno schifo, ci risultano assenti, mollicci, carognosi, petulanti..inutili..

E stò impedendo a me di conoscere il lato maschile del mondo riconoscendolo solo entro limitatissimi ambiti, ma la mia strada è mia ed è scritta e la sua strada non è necessariamente la stessa.

Mi devo fermare ma ho pensato di richiamare il mio ex marito e dargli come indicazione di cercare di dirgli, a suo figlio, che gli vuole bene, almeno di provarci.
A esternare le emozioni positive siamo un bel pò inabili tutti...comunque sia che ci provi. In fondo non farebbe male neanche al padre riconquistare parte del fanciullo..ma è caso suo..io intanto mi cucco la mia gastrite perchè nonostante tutto se cerco d'immaginarmi il giorno che sarà mi vien da svenire.

L'ho già rielaborato un pezzo passando dal "prenditi su tuo figlio che mi stà facendo impazzire" a "io e papà abbiamo deciso che per un pò di tempo starai con lui per vedere se ti tranquillizzi, perchè anche papà ti vuole bene". Anche se è ancora solo sulla carta .....

Però su stà cosa del possesso e del muro di gomma ci devo tornare.

Scusate intanto se ho cestinato al volo i vostri interventi senza neanche considerarli per davvero
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