Discussione: Il paradiso perduto
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Vecchio 14-01-2011, 17.46.11   #27
diamantea
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Dovevo avere doti da veggente fin da piccola, e un grosso odorato perchè a un certo punto potevo sentire forte odore di guai, soprattutto per Tina che molte delle sue iniziative finivano sempre in tragedia.
Quando vidi che mio padre non si era fatto nulla di grave pensai che forse la vita di mia sorella era salva. Il suo morale no invece, soprattutto perchè le fu buttata subito nella spazzatura la rimanente cera e le fu proibito a vita di usarla ancora.
Mio padre era una furia mentre cercava l'oggetto incriminato.
Io era la più piccola ma intuivo benissimo quello che sarebbe accaduto da li a pochissimo, e durava per giorni.

Dell'episodio della casa insaponata forse Tina non ricorda che questa tragedia accadde a pochi giorni di distanza di una precedente, in cui mi conficcai un grosso chiodo arrugginito nel piede destro. Avevo la l'infradito di gomma, il chiodo fuoriusciva da una tavola e noi ci passavamo vicini senza togliere il pericolo, finchè non ci misi il piede sopra conficcandomelo bello profondo.
Anche in quel momento funesto lei mi disse supplichevole di non piangere che loro si sarebbero arrabbiati tanto e non avremmo potuto mangiare la pasta che stava cuocendo nelle vere pentole in un fuoco acceso sulle pietre in giardino sempre da lei, la caporiona. Anche io pensavo al gioco e volevo trattenermi ma il dolore era lancinante e il mio piede gonfiò a dismisura sotto i miei occhi in breve tempo.
I nostri genitori accorsero preoccupati dalla mia sirena spiegata ai 4 venti, e quando seppero del chiodo arruggito e videro quello spavento di piede insanguinato e gonfio andarono su tutte le furie, mio padre spense il fuoco subito e proibì a mia sorella per sempre di accendere fuochi in giardino, poi mi portò in braccio in casa, poi dal dottore e tutto l'iter del caso.
Per molti giorni non potei poggiare il piede a terra tanto era gonfio e dolente, così tenevo il ginocchio su una sedia a o di gamba finta e mi trascinavo per casa.
Fu proprio la domenica successiva che Tina ebbe questa felice idea di lavare casa. Poi il sapone era troppo e le secchiate d'acqua non bastavano, la saponata diventava sempre più copiosa, così andò a prendere la tubo di gomma dal giardino per sciacquare bene. Io a essere sincera morivo di invidia che loro due si divertivano con le scope e i piedi in mezzo all'acqua, ma poi iniziai a rendermi conto che si faceva tardi, l'acqua scolava da tutte le aperture, dai balconi, sulla scala verso la strada, era tutto un fiume d'acqua corrente, pregai che si sbrigassero, temevo l'arrivo dei genitori che sarebbero montati su una furia tremenda anche in virtù dell'incidente da poco capitato a me.
E fu così infatti che tornando a casa, vedendo tutta quell'acqua temettero il peggio, ma il peggio fu sempre il solito rituale di urla, rimproveri spietati e minacciosi, e lei la caporiona sempre a capo chino apparentemente pentita, ma già pensava alla prossima.
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"Mi manca già la tua presenza, ma fai parte di me e per questo non sei mai andata via"
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