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Originalmente inviato da dafne
Vedo fermo qualcosa che si muove e mosso qualcosa che è fermo.
Nello specifico il cielo sembra muoversi ma è fermo mentre a muoversi siamo noi che ci crediamo fermi.
Gli altri non possono farci da riferimento perchè come le costellazioni ci paiono mobili, ma non lo sono (Pino è sempre Pino) perchè li osserviamo mentre siamo in movimento. In movimento all'interno di noi stessi anche se il nostro oscillare potrebbe avere un suo percorso così ciclico e preciso da sembrarci fermo. La meccanicità credo, il passare sempre per gli stessi schemi, le stesse reazionii, come le stagioni....
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Mi sono fatta una mia idea. Noi siamo fermi nella misura in cui siamo coerenti in noi stessi, e ciò può essere negativo o positivo, perchè cristallizzarci su certe posizioni non ci aiuta a evolverci, ma è lo spirito che ci mettiamo che deve essere fermo, mentre dobbiamo muoverci.
In realtà ovunque dove c'è vita c'è movimento, niente è fermo, ma il nostro tempo è più breve rispetto a quello del cielo che sembra fermo, è solo una questione di relatività.
Quando stai seduta in un treno alla stazione e il treno del binario accanto si muove, sembra che sia il nostro treno che si muove mentre l'altro è fermo. Quindi il nostro universo in un certo senso è dentro noi stessi e rapportiamo tutto a noi, alle nostre misure e alle nostre percezioni.
Citazione:
Originalmente inviato da dafne
Anche nel guardarci capita questa cosa? Quali sono le pati di noi che consideriamo mobili? E lo sono davvero?
Quando mi guardo che vedo? Le abitudini, il carattere, le manie...il mio cielo che mi pare mobile ma se non lo fosse? Se fosse fermo e si muovesse qualcos'altro?
Quando mi rapporto con gli altri so che se provo fastidio per qualcosa questo è probabile che sia in me in modo sotterraneo.
Di fatto ognuno degli altri potrebbe rappresentare una parte di noi. Lavoro da tempo sul riuscire a scindere le mie opinioni da quelle degli altri e mi urta non poco l'idea di doverle poi cedere al gruppo.
Io divento io ma lo divento per poi non esserlo più perchè quell'io è anche parte di altro, non mi appartiene per niente. Non è una variabile fissa.
Che cosa diamine è un rapporto? Perchè ci rapportiamo agli altri così come la capacità termica è un rapporto o il pigreco o qualsiasi altra formula. Diventa io fratto qualcun'altro? Ok la stò tirando per i capelli ma mi sfugge troppissimo, è tardi e sono irritabile
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Io non credo che in noi qualche parte è molbile e qualche altra no, penso che ogni cosa è collegata alle altre perchè, anche ammesso che sia una parte di noi ad agire e un'altra no, in realtà la nostra azione è la somma di ciò che siamo e pensiamo in quella situazione.
Un rapporto umano non credo si possa misurare con le formule geometriche o la trigonometria, perchè è più complesso e comporta sentimenti ed emozioni, anche se certe volte si può raffiguarare in schemi e disegni.
Uno psicologo che ho conosciuto usava il sistema di far disegnare i rapporti, ogni persona della propria cerchia affettiva con un cerchietto, e posizionando i cerchietti più vicini o più lontani da sè, o intersecanti tra loro o collegati in vari modi, si riusciva a figuarasi in che misura si vivono i rapporti, ma basato sempre sulla sensibilità di chi li vive e ne è coinvolto.
Un rapporto umano lo potrei definire come un contatto, che può essere fisico o mentale, contatto che comporta pulsioni positive o negative, diverse forze che agiscono, più le persone si trovano in sintonia più il rapporto tra loro funziona.... ma da qui a trovare una formula, o una specie di pi greco, ne passa, perchè ognuno è diverso dall'altro, quindi i rapporti sono sempre diversi.