Discussione: Il paradiso perduto
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Vecchio 18-01-2011, 03.41.02   #36
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Ho avuto tanto tempo per imparare e anche tante opportunità, ma non sempre le ho sapute cogliere, anzi ne ho colte pochissime. La mia mente è stata troppo occupata a sognare. Infondo lo stupido è felice, ed io ho voluto esserlo ad ogni costo. C'è un prezzo da pagare, ho vissuto il paradiso della terra, ora vorrei anche quello del cielo, ma non trovo l'intelligenza per riconquistarlo.


Un capitolo a parte meritano le nuvole. Centra ancora il paesaggio in cui sono stata sempre immersa. Ci sono giorni in cui per via delle nuvole , dopo che il temporale è andato via, il cielo è uno spettacolo: il sole, le varie sfumature dell'azzurro, e la nitidezza. In questi giorni dell'anno che sono soprattutto nelle mezze stagioni, un tempo, fino a quando ebbi fede, immancabilmente mi accadeva una cosa, immaginavo al di sopra di quelle nuvole bianchissime, anzi poggiata su di esse, la sede del paradiso dei santi. In particolare una immagine mi stordiva, la Madonna seduta come in un trono, che parla con gli Arcangeli, come in una scena di Leonardo nell'Annunciazione. Non credo che prima del liceo io avessi consapevolezza delle figure religiose così come l'hanno dipinta i grandi maestri, sarà accaduto che invece le immagini delle cupole affrescate, i dipinti delle chiese, avevano già creato dentro la mia mente quegli scenari, e poi io li riconobbi meglio vedendoli nei libri.
La Madonna era enorme, serena, maestosa, seduta con gli ampi panneggi dai quali spuntava il piede. Il manto celeste, e lo sguardo chino sulla terra, oppure rivolto agli angeli con i quali parlava. Come se abitassero semplicemente al piano di sopra. Io immaginavo che fossero sempre li, maxi figure celestiali che ci proteggevano, che svolgevano la loro paradisiaca vita senza sforzi, ne dolori, sempre sereni. Immaginavo che ridessero, anzi che sorridessero. Non mi chiedevo cosa ci fosse nelle nuvole degli altri cieli, in quello di Parigi o altri, il mio era un piccolo mondo. Abitavano proprio sopra di me. A volte parlavo con loro, mi sdraiavo sull 'erba della casa nuova, negli intervalli tra una battaglia a l'altra dei mie cari mamy e papy, quando c'era un pò di serenità, e mi godevo questi spettacoli sognando ad occhi aperti,e come sempre non ero mai sola, ma era come se lo fossi in quei momenti. Sembra quasi stupido, ma era un rifugio miracoloso, nessuno poteva sentirsi più forte di me, sapevo esattamente dove era il Paradiso, quello vero, che non veniva mai turbato dal male, e se morivo, sapevo dove sarei andata. La mia fiducia nell'aldilà era forte, la mia forza, pur messa in ginocchio dalle offese che una ragazza come me poteva già aver subito, era veramente grande. Il paradiso è per me il premio anticipato di ha la fede, non quello finale, ed io ne avevo molta di fede, posso dirlo con certezza. La certezza che lo avrai è di per se qualcosa che ti fa vivere tutte le cose e le difficoltà con un altro significato. Lo capisci quando lo perdi, e nel titolo già l'ho detto che io l'ho perso. Ho già scritto da qualche parte: una perdita senza rimpiazzo. E' stupido, è banale, ma non lo ritengo irrispettoso, è solo un esempio, è come quando si smette di fumare, potrai ricorrere ai sostitutivi, alle caramelle, alle passeggiate, ma nessuna cosa potrà mai dare lo stesso piacere.
Non dico che il paradiso era una droga per me, a differenza del fumo che ti mantiene sedato, la fiducia nell'aldilà mi manteneva sveglia e carica.

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Ultima modifica di webetina : 18-01-2011 alle ore 03.50.01.
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