Discussione: Il paradiso perduto
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Vecchio 12-02-2011, 20.26.51   #52
diamantea
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A quei tempi la punizione corporale faceva parte del metodo educativo adottato in famiglia ed anche a scuola, ma pure in certi luoghi di lavoro, con i ragazzini garzoni che venivano picchiati se non lavoravano bene. Era un fatto socialmente accettato ed anzi ben visto come riferimento di modello educativo, di autorità che controlla e fa crescere bene.
Nella mia famiglia non si usava, malgrado la nonna ebbe una madre che li picchiava fermamente, erano 9 figli da tenere a bada, ma il padre era buono e non alzava mai le mani, così la nonna raramente ci dava uno scappellotto quando proprio non ne poteva più. Mia madre non ci picchiava perchè era pigra, non consumava energia a rincorrerci ma se eravamo a tiro lanciava un pizzicotto, tirava i capelli, a me solo una volta me le ha date giusto per non avere trovato via di fuga. Mio padre poi raramente e sul momento ma non più di uno schiaffo. Loro uccidevano con le parole, lo sguardo e le minacce. Eppure nel vicinato ero cosciente che i miei compagni venivano picchiati. La frase tipica e tanto temuta era: "non te ne curare, stasera come viene tuo padre!". C'erano padri che tornati dal lavoro mantenevano la promessa della moglie di farli picchiare, così se era femmina solo con le mani e se era maschio si toglievano la cintura dei pantaloni. Ma poi picchiavano pure le mogli e a volte i figli maschi rimasti orfani di padre da grande picchiavano la madre.
Anche mia madre pronunciava la fatidica frase, ma mio padre non ci picchiò mai su commissione, però gli improperi ferivano mortalmente e ci lasciava sempre con la paura che la prossiva volta le nerbate arrivavano di sicuro e noi ci credevamo, quanto meno io ci credevo, il suo tono era molto convincente. Poi ci fu la scuola, io non sapevo che pure a scuola si usassero le mani, pensavo che fosse privilegio solo dei genitori. I primi giorni di scuola vidi una bambina che era letteralmente terrorizzata, non parlava, non si muoveva e si faceva la pipì addosso. Poi cambiai scuola e maestra. Le classi erano divise per sesso, i maschi con il maestro e le femmine con la maestra. Vigeva un certo rigore educativo. La mia maestra mi è sembrata sempre vecchia per via dei suoi lineamenti duri e i capelli brizzolati, gli occhi spiritati. Era brava preparata mi ha dato una buona base ma aveva l'abitudine di picchiare le mie compagne, soprattutto quelle sedute nella fila nera, erano asine e cocciute, così le definiva lei. Ricordo di una bambina che la picchiava quasi tutti i giorni, poi un giorno le sbattè pure la testa sul banco. Io la odiavo e la temevo, facevo di tutto per stare fuori dal tiro delle sue mani, ma un giorno picchiò pure me. Le chiesi se dovevo prendere l'album o il quaderno, lei si alzò dalla cattedra e mi diede uno schiaffo dicendomi che dovevo prendere l'album, e poi ne me diede subito un altro perchè stavo perdendo tempo. Ero piccola ma abbastanza grande da capire che non aveva motivo per picchiarmi, non avevo fatto nulla di male per meritarmeli, che il suo era solo un abuso, un modo per scaricare la sua aggressività su esseri inermi che dovevano solo subire. A casa molti bambini non potevano lamentarsi di averle prese dalla maestra perchè i genitori davano le altre.
Nella classe maschile poi era peggio, un giorno all'uscita da scuola il maestro li mise in fila per due, e un ragazzino che era un pò uscito dalla fila lo prese per il lobo dell'orecchio e lo sollevò da terra. Poi vi erano pure le bacchettate sulle dita, i ceci sotto le ginocchia, e le orecchie d'asino indossate e messi fuori dall'aula alla gogna di chiunque passasse.
In quarta elementare cambiai di nuovo scuola e maestra, le classi erano miste. Questa sembrava più buona e meno manesca, ma solo in piccola parte. A me non mi alzò mai le mani ma ad alcuni, soprattutto a due miei compagni maschi li picchiava sempre e sempre con il metodo della testa sbattuta sul banco. Non protestava mai nessuno anzi si ringraziavano gli insegnanti del buon metodo educativo.
Poi in negozio venivano le donne a comprare il corredo e si confidavano con mia madre, spesso il discorso cadeva sui problemi familiari, tra cui figli testoni che le buscavano di santa ragione, "corpa a levapilu" ovvero a scorticare la pelle e fare la ceretta al pelo. C'era la mamma del mio primo pretendente che per risparmiare la luce la sera d'inverno i suoi figli li mandava a dormire alle 17 e prima gli dava la "cauda" cioè li picchiava tutti bene per farli andare a dormire caldi e silenziosi. Poi nel quartiere se ne vedevano di tutti i tipi, le viriche ovvero le virghe fatte con i sarmenti di vite con la quali le madri colpivano le gambe le braccia dei ragazzini irriducibili ed ormai assuefatti alle botte, anzi credo che ormai avessero i calli sotto la cute. Io mi impressionavo molto, tutta quella violenza in qualche modo entrava nelle mie cellule, visioni difficili da dimenticare. Nella casa del Paradiso quando mi affacciavo dal cortile interno, sotto vi abitava una famiglia con una bambina maltrattata, oltre le botte la madre la lavava sotto l'acqua corrente fredda fuori in cortile anche d'inverno. Io stavo a guardare semi nascosta, la mamma non voleva che guardassimo sotto, era una famiglia disagiata che poi finalmente qualcuno denunciò il fatto e le tolsero i figli. A me faceva una pena infinita, avrei voluto avere le ali e calarmi dal balcone per liberarla, la bambina doveva essere un pò ritardata perchè invece di piangere rideva quando la madre la picchiava. Poi si chiudevano tutti in casa e Dio solo sa cosa succedeva dentro. Io ero piccola e molto innocente su certi fatti ma intuivo che alla bambina le facevano altre cose brutte anche se non immaginavo esattamente cosa, e quando poi aprivano la porta e la vedevo viva tiravo un sospiro di sollievo.
Insomma un capitolo amaro questo che si osservava impotenti sperando solo che non toccasse a noi la stessa sorte. Per fortuna che le cose sono molto cambiate da allora, però togliere certe immagini dalla memoria non è facile, soprattutto il carico emotivo che generano e si affaccia poi in altre situazioni. Soprattutto si genera quel circolo vizioso di "occhio per occhio, io l'ho subito ed ora lo restituisco ai miei figli". E' stato questo motivo di molto lavoro per non scaricare sui miei figli la violenza che era dentro di me, anche se qualche volta ho alzato le mani pure io e poi me ne sono pentita. Oggi non lo faccio nemmeno con il cane. Deve essere per un motivo molto grave.
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"Mi manca già la tua presenza, ma fai parte di me e per questo non sei mai andata via"

Ultima modifica di diamantea : 12-02-2011 alle ore 20.34.29.
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