Discussione: Il paradiso perduto
Visualizza messaggio singolo
Vecchio 15-01-2011, 14.29.17   #30
webetina
Partecipa agli eventi
 
Data registrazione: 18-07-2009
Messaggi: 1,452
Predefinito

Avviso chi legge che questo paragrafo è una necessaria parentesi del genere tagliavene.

Devo fare fatica per continuare. Ricordare quei sentimenti provati allora così contrastanti, mi ostacola il proseguimento, e faccio uno sforzo nel tentativo di passare oltre, ma devo soffermarmi ancora un momento.
La sorella piccola aveva il visetto tondo e gli occhi a stella, faceva più tenerezza degli altri, e quindi è logico che suscitasse nei genitori un maggiore accanimento un torto fatto a lei(torto tra virgolette, perché io non me la accollai mai la causa di quel chiodo nel suo piede) però era pur successo e lei si era fatta molto male.
La nonna per prima la chiamò Cicitta, e ne aveva anche altri di sopranomi e vezzeggiativi, ma questo rimase il preferito da tutti, e completa bene l’idea dei sentimenti che suscitava, e non era solo bene però, perché si traduceva anche in troppe attenzione corporali, nel senso che tutti la baciavano e la abbracciavano infastidendola più che altro; eccetto la nonna. A casa nostra era tutto passionale. Parlo dei grandi, perché la passione dei minori non può mai essere troppo pesante. Si amavano tra parenti, poi si odiavano, poi facevano la pace, e di nuovo…. Più che altro mia madre. Anche con sua madre faceva lo stesso, unilateralmente però, che quando ci lasciò procurò nella mia genitrice un dolore così forte da spezzarle il cuore, forse i rimorsi anche, chissà. Le sue urla facevano impressione, nessuno ce lo aspettavamo, io pensavo che lei non volesse molto bene a sua madre, ma capii che non esagerava quando dopo abbandonò per sempre un piccolo roseto con alberelli rari che insieme curavano e a cui lei teneva tantissimo. Si vantava di una rosa glicine tenue , innesto, pare, creato da Papa Giovanni Ventitreesimo, e cambiò per sempre anche la sua fiducia, non so dire bene in che, forse negli altri. Io non ho mai capito mia madre, ne desidero provarci adesso, sarà il più grande enigma finchè vivrò. Spero solo non mi accada ciò che è successo a lei se dovesse morire; se vado prima io, che ne so, va beh…la vita è imprevedibile, in ogni caso abbiamo già goduto abbastanza entrambe. Amen dice Tea.
Quindi l’episodio che investì Cicitta ebbe risonanza nel tempo, ma fu solo la scusa, tra me e mia madre di definì una distanza che mi fù più chiara, e la delineavo io stessa in quel momento e a lei serviva, vi avrebbe appoggiato meglio i suoi insegnamenti.
Non solo le accuse esagerate, ma anche la bambola, cioè la mia figlioletta preferita finita nella spazzatura mi procurava il dolore della perdita, accompagnato da un risentimento che fu il primo probabilmente. Era un addio alla mia parte bambina, lei mi aveva fatto pesare finalmente in modo efficace che dovevo ormai vergognarmi di giocare ancora stupidamente col fantoccio pieno di buchi: quello per il biberon e quello per la pipì che avevo praticato perché sembrasse più viva. Credo fosse esasperata, preoccupata di dovermi dare delle dritta per farmi passare a maggiore maturità. Entrambe avevamo le nostre ragioni. Eppure tutto ciò con la nonna non accadde mai, tutto era naturale e spontaneo, sarà che io conoscevo già questa differenza…

Nello stesso periodo, e preciso che non ne ho memoria ancora oggi, si raconta che misi a repentaglio la vita stessa di Cicitta, a mare ; eravamo con mio padre e i nostri ospiti preferiti, gli zii. Ci avevano regalato i salvagenti, solo lei non nuotava e lo aveva attorno alla vita. Stando vicino alla battigia dove però bastava allontanarsi di un metro per non toccare, io dicevo a lei che era l'unica a non sapere nuotare. Lei rispondeva che non toccava, io dicevo si, che toccavo invece, ed era vero. Lei si sfilò il salvagente, e cominciò ad andare giù, toccava e risaliva a fior d'acqua, e poi ancora. Pare io non mi resi conto, probbilmente pensavo già ad altro, sempre tredicenne, mio padre non capiva che lei lo chiamava, anzi la salutava dalla spiaggia mentre continuava a chiaccherare a due passi da noi. Poi mio fratello, che aveva pure un braccio ferito, si buttò e la tirò per i capelli salvandola. Certo lei subiva in quel caso da me, che non ero abbastanza responsabile, direi oggi che di certo non volevo annegasse. Mio padre del resto come faceva a lasciarla in mano mia, non nuotava ed io non ero la sua balia.
Tea ricorda dal suo lato la fiducia un attimo prima accordatami, e la paura di affogare un attimo dopo che si toglie il salvagente, ed io che le sarà sembrato non rispondessi alla sua difficoltà. Due mondi, i piccoli e i più grandi, assai separati. Anche quello della vittima e del carnefice. Ma Dio mio come è difficile mettere insieme le ragioni di tutti, ed è stato da sempre da come la vedo io. Mi accusavano, anzi era mia madre che lo faceva, ed io cascavo sempre dalle nuvole, sinceramente non mi ricordo mai che desiderassi di fare del male a qualcuno....

Spero mi basti questa divagazione .

......

Ultima modifica di webetina : 15-01-2011 alle ore 15.12.21.
webetina non è connesso