Discussione: Il paradiso perduto
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Vecchio 25-01-2011, 20.56.18   #40
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Ricordare mi fa vedere meglio come e perchè ero capace di vivere intensamente: perchè mi era stato concesso il tempo di farlo, perchè ero bimba, perchè le nonne sono più adatte ad allevare rispetto alle mamme, alle quali i figli dovrebbero essere riconsegnate non prima della maggiore età o mai. Mio figlio fu felice quando viveva suo nonno, dopo non gli fu concesso nessuno che avesse più la stessa dedizione e complicità. Una madre come potrebbe essere se stessa in questo mondo occidentale in cui deve fare anche molto altro?
La mia voleva fare altro, io stessa ho voluto fare altro e tanto altro avrei voluto realizzare. Potrei comprendere mio padre infondo se diceva che la donna doveva stare a casa, e il marito a lavorare. Ma a casa proprio sempre, aggiungo io, perchè se facciamo loro aprire la mente è chiaro che si sentiranno punite solo nel ruolo di moglie o di madre. E' la mia esperienza questa.
Sarei passata gradualmente dal gioco ad un comportamento e ai pensieri di un' adulta, ne sono convinta. Avevo bisogno del mio tempo, avevo molto da trasformare, certi passaggi poi furono forzati, ormai è passato e ringrazio comunque la vita che oggi mi sta restituendo un pò il sonno e la sensazione che almeno di notte ci sia tregua. Ho penato molti anni con la mente rimasta chissà dove, un pezzo là, un pezzo quì, ma il ricordare adesso tutte le occasioni intense nelle quali ero me stessa ho idea che mi aiuterà a distaccarmi dalle molte pretese rimaste senza risposta dentro di me. Vorrei potermi finalmente accontentare di ciò che mi rimane, chiedo solo di dormire la notte, per non impazzire, sto cercando la strada per dare riposo al mio essere, e stasera mi dico che l'essere potrebbe riposare se molla la lotta, se si decide a lasciare andare tutto ciò che si vuol trattenere.
Eppure qualcosa accade, così potrò pensare che un giorno sarà gusto che io muoia, come tutti.

Il mio primo giorno di scuola media coincise con l'inaugurazione dell'stituto stesso, finalmente un immobile nato per lo scopo, a forma di U con le aiuole al centro , una bella ampia hall e la palestra con tutte le attrezzature. Non fu un vero e proprio paradiso, ma cose belle ne passai molte.
La pecca del mio imprinting a scuola si vide subito, non ero abituata a studiare il tempo che ci voleva, a casa. Alle Elementari la maestra mi aveva molto viziata, forse le facevo simpatia, è vero spiccavo come intelligenza e vivacità, apprendevo velocemente e la seguivo nelle ore che stavamo in classe, ma poi difficilmente prendevo i libri a casa, i compiti li facevo nei ritagli in classe. Anzi in effetti la storia la studiavo di pomeriggio, ma avevo tutte le fortune, infatti due sorelle già signorine facevano il lavoro per me, leggevano, mi raccontavano, mi facevano ripetere; il tutto mentre giocavo coi loro capelli lunghi, o mentre mi dondolavano e mi spupazzavano. Ho già detto che non mi erano concessi i capelli lunghi, loro li avevano lisci e fin sotto la schiena, ed io li raccoglievo, mi mettevo allo specchio, li sistemavo attorno al mio viso e guardavo come sarei stata.
Era comunque una piccola cosa in quel momento, avevo molti altri motivi per essere felice.
Con loro passai tanti pomeriggi a chiacchierare, mi insegnavano molte cose, le guardavo strapparsi i peli dalle gambe con la pinzetta dopo essersi tirate quelle delle sopracciglia, cosa questa che mi sconvolgeva; stavamo ore sui gradini della scala ed io accovacciata guardavo i loro visi per alleggerire quasi quell'autotortura... Era un piccolo chiodo però, l'idea che un giorno avrei dovuto farlo anche io che non amavo per nulla il dolore! Contavo gli anni che mi separavano dal dovere a mia volta imitarle e mi preoccupavo al pensiero che passassero in fretta; per questo e per tante altre cose.
Dicevo la scuola media, tutto un altro mondo, le compagne più mature, più alte, era l'età dello sviluppo, io mi formai molto presto, non divenni alta. All'esterno era formata, ma dentro ero molto bambina. L'impatto non fu dei più rosei, una classe mista e i maschi ripetenti aumentavano le difficoltà. Irriverenti e maliziosi, mi prendevano in giro per le mie battute ingenue, per la mia reattività nei loro confronti. Nella classe c'erano ragazze già con esperienze da adulte, io non lo capivo., e non è che non avessi certi pensieri verso il genere maschile, ma era al di là da venire un istinto che si potesse concretizzare in flirt, a parte che c'era anche un divieto molto forte dentro di me, che provenia dalla Chiesa, dalla signina R, da mio padre, da mia madre, eccetto che dalla nonna delle favole.
Mi divertivo lo stesso con le compagne, ci si riuniva a casa di qualcuno a turno, dovetti imparare a studiare sui libri. Da che ero asso della classe per la maestra da che mi ritrovai non dico in difficoltà , ma la frustrazione dei voti appena sufficienti me la presi al primo compito in classe. Rimasi sorpresa, contrariata, cosa era successo? perchè adesso non ero più nessuno? perchè molti altri mi superavano? Non mi sentivo felice di questo, mi crollava un pò il mondo addosso. Non mi sentii mai bene adattata in quella scuola, ci stavo male, il paradiso cominciava a restringere i suoi confini. Mi entusiasmavano solo le ore di musica e quelle in palestra dove davo il meglio di me stessa.
Un grande ricordo, uno solo che vale tutti quei tre anni: il saggio di danza in seconda media. Mia madre ebbe un gesto di generosità per me. Ero stata selezionata proprio dalle mie insegnanti preferite, ma allora che non era come oggi, il problema era se le mamme erano disposte a comprarci un tutù e completo di scarpette! Tornai a casa col cuore in gola, la mia disse di sì , e mi fece felice come non posso descrivere. Nero con un giro di rafia gialla in vita e qualcosa in testa mi sembrò stupendo. Tra la danza e la ginnastica ci muovevamo sulle note di qualcosa che seguì l'inno Alla Gioia, di cui purtroppo non ricordo più il nome. Per tanto tempo, fino a che non fu logoro usai quel tutù insieme alle mie sorelle, nella casa del paradiso, ogni volta che mi veniva l'esigenza di rivivere quei dieci minuti tra i più belli in assoluto della mia vita, e ricordo che negli istanti prima di uscire in pubblico io fui consapevole di quella felicità e del fatto che me lo sarei ricordato per sempre.
Mi è adesso venuta in mente una scena del film "Lezioni di piano" , la bambina che saltella incurante degli altri , sotto la pioggia, con grandi ali piumate. Ero veramente persa in un mondo irreale che ritrovavo intatto tornando dalla scuola a casa con nonna e le mie sorelle...

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