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Vecchio 03-09-2007, 23.51.13   #8
Ray
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Originalmente inviato da turaz Visualizza messaggio
io le chiamo "lacrime di coccodrillo"...
cmq a mio sentire è una situazione conosciuta (per quanto di sofferenza "finta")
la mente ha paura di ciò che non è conosciuto.
pertanto preferisce starsene li nel suo "mondo" che a un'analisi attenta è tutto fuorchè "sofferente" per l'ego...


un abbraccio
Secondo me Turi, con una sua delicatezza forse un po' ippopotamesca (senti chi parla caro Ray), coglie in pieno.

Distinguerei un attimo una cosa, per via di quel che ha detto Era. Parliamo di sofferenza e non di dolore fisico... c'è chi con una gamba rotta "soffre" terribilmente per averla rotta (al di la del dolore) e chi, con la stessa frattura, si tiene il dolore ma non soffre o perlomeno non tedia il prossimo. In ogni caso la discussione è connessa a depressione e simili, parliamo di "sofferenza" interiore.

C'è poco da fare... chi "coltiva" e si attacca, più o meno morbosamente, alla sua personale sofferenza vuol dire che ha dei ritorni maggiori (o che l'ego ritiene tali), come dire che quel che piglia in attenzioni e coccole o quel che è giustifica pienamente la fatica della sua coltivazione. Sempre secondo i termini dell'ego ovvio, termini che si misurano in importanza personale.

So che a molti questo discorso piacerà poco, pazienza, mi beccherò le bordate, scritte o silenziose che siano. Sottolineo ancora una volta, nella frase di Turi, quell'"attenta analisi"... avere il coraggio di farla è una delle vie per uscire da questi assurdi ed autolesionistici giochi.

Per Gris: non si ha paura di soffrire di una sofferenza nota, si ha paura di star bene...
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