Riprendo le parole di Uno e provo a esplorare il concetto anch'io...
Citazione:
Originalmente inviato da Uno
Intendo che se di una complessità enorme che è il nostro essere, in questa vita manifestiamo una determinata parte, ciò che definisce il nostro io, un conto è esplorare il resto attivamente, un conto è farlo passivamente.
"Attivamente" che ho usato potrebbe confondere, è un'attività diversa da quella comunemente definita occidentalmente, si avvicina più a quella orientale che è comunque diversa dalla passività.
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Noi dunque siamo solo una piccola parte dell'enormità del nostro essere, quel che chiamiamo "io" non è altro che una piccola fetta o porzione di esso. Quindi, identificandoci solo con quella parte, definiremo "attivo" tutto ciò che da quella parte scaturisce, e viceversa "passivo" tutto ciò che arriva dalle altre parti..
Pertanto se un "io" vuole esplorare tutta la complessità del suo essere, si troverà per forza di cose a dover esser "passivo"... ossia dovrà sforzarsi di "lasciar entrare" nella sua coscienza le altre parti del suo essere... più o meno come una radio che cerchi di sintonizzarsi su altre frequenze. Ma questo al tempo stesso significa anche essere "attivi", perchè è egli stesso che sceglie di modulare la frequenza su un determinato range e di mettersi in ricezione passiva.
Farlo solo "passivamente" significherebbe invece subire tutto questo, come se una determinata frequenza entrasse "a forza" nel campo di ricezione della nostra radio e ci "costringesse" a subire per forza i suoi programmi, senza poter far niente per impedirlo (un po' come le edizioni straordinarie che si "intromettono" a forza nel segnale)... e di solito, quando si parla di medium o di channeling, è proprio questa seconda modalità la più diffusa, e quindi anche la più pericolosa... perchè non c'è volontà da parte del soggetto.