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Vecchio 26-08-2009, 21.29.08   #34
dafne
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Originalmente inviato da Uno Visualizza messaggio
Ebbeh ragazzi, mi pare di sostituirmi alle frasi delle carte dei cioccolatini se dico che:
"bisogna vivere come se fossimo infiniti pur sapendo di essere finiti"

Talmente banale che mi vergogno quasi nel commentarla, però non sono sicuro al 100% che tutti colgano la profondità intrinseca di questa osservazione.

Mi pare chiaro che io ad 80 (ma pure a 90 e più) anni continuerò a vivere come se non dovessi mai morire, però l'importante è Saperlo veramente che tocca, che il corpo ha un inizio ed una fine.

Il problema, o meglio la riflessione che ti poni Ray è correlata a chi ti dice che dovrai morire il giorno X.
Se lo sai da solo, nulla ti cambierà, come hai ben scritto, se te lo dice qualcun altro allora si che potrebbe cambiare....

La cosa si collega ad un'altro discorso che avevo buttato con nonchalance ma che nessuno ha colto, quello dei rifiuti e del pudore....
Visto che qui siamo in esoterismo posso essere più esplicito in questo senso.

Se uno sa che sono un cretino non mi fa nessun effetto
Se me lo dice, ammesso che non mi faccia effetto per come sono (come sono generico ora non ci interessa indagare tutte le sfaccettature) comunque qualcosa muove, qualcosa si muove da questi verso me....

Lo stesso con i rifiuti, con i bisogni corporali, o psicologici, con la data della mia morte, ma potrebbe anche essere con il mio nome comune o quello non comune... ci sono vari gradi e livelli dello stesso fenomeno.
Cioè l'espressione, il tipo di espressione, il veicolo e quindi il veicolato sono praticamente alla base di tutto l'esoterismo, ma anche della magia e della comune psicologia interpersonale ma pure interiore (perchè anche al nostro interno si veicolano delle cose tra diverse nostre aree, come fuori anche dentro e viceversa)

Il potere sia con la p minuscola che con la P maiuscola tutto su questo si basa alla fin fine.

La frase da cioccolatino mi è parsa banalmente banale finchè non l'ho avvicinata ad un altro discorso che è, a dio piacendo , quasi giunta a maturazione dentro di me.

Il lavoro, inteso come guadagno per sostenersi, era un punto di domanda ENORME. Che cosa vuola fare Daf della sua vita? Che lavoro scegliere? O meglio, che filosofia di vita scegliere, perchè il lavoro anche questo è.

Lavorare per sopravvivere, per arrivare a fine mese, qualsiasi lavoro fosse qualsiasi gratificazione desse o togliesse...o il lavoro di carriera, inteso come un costruire, un creare benessere, denaro, futuro, soddisfazione..

Nessuna delle due cose mi gratificava, mi soddisfaceva in pieno. Non voglio lavorare solo per arrivare alla fine del mese, non voglio vegetare , ma non volevo neanche imbarcarmi in super progetti, creare un qualcosa in cui eccellere e magari poi da lasciare ai miei figli..no.
Improvvisamente ho capito che lavorare (un pò come vivere) dev'essere un cammino di soddisfazione, un costruire non per avere alla fine un "prodotto", un cumulo di cui godere, da esibire ma piuttosto è come dipingere una camera, disegnarci 100 pesci, anche se alla fine il risultato gratrifica e arricchisce è il dipingere che ne ha reso un buon lavoro.

Alla fine morirò, io scomparirò, tutto ciò che mi rende Daf svanirà o al massimo rimarrà registrato, come su un nastro, e magari qualcun altro potrà trovarlo...ma così come quella che sono in questo momento non è neanche la stessa di un anno fà (qualche cosa è cambiata grazie al cielo ) così quello che io credo di essere non ci sarà più alla mia morte.

Fatalmente in questo momento non m'importa poi molto di cosa sarà, cibo per i vermi, energia che si trasforma, spirito. Magari un giorno chissà troverò una finestra più ampia, ma ad oggi morire è una cosa che devo saper accettare, superare, o non riuscirò a dedicarmi a vivere.

Pare una minchbip messa così, in testa funzionava meglio ma alla fine del papirozzo la frase da cioccolatino è incredibilmente profonda, e non perchè l'ha detto il capo ma perchè penso di averla capita (e fu così che il capo le smontò tutta la teoria..ahahah)

Infine, morire è la paura del silenzio, della solitudine...la stasi, l'immobilità che genera l'angoscia. (ok adesso dillo alla tua pigrizia.. ).

Un'altra cosa che mi colpisce pensando alla morte è che mi viene in mente quel discorso sul denaro, che chi ne ha ci stà attento e chi non ne ha ne sperpera..onestamente non so se centri molto ma ho la sensazione che finchè non ci accorgiamo della morte sperperiamo la vita mentre quando sappiamo di dover morire la vita diventa una ricchezza che gestiamo con oculatezza..

Mi fermo che stò cominciando a incasinare il tutto ma i commenti sono graditi, soprattutto se ho detto fesserie
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