Discussione: Una giornata tipica
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Vecchio 17-01-2012, 20.11.12   #9
diamantea
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Certo che parlare di biancheria e di cucina ha risvegliato in me molti ricordi e tante riflessioni.
Non tutto ciò che si diventa nel corso della vita è per scelta, per nostra inclinazione naturale, spesso è per colmare una mancanza, un vuoto che si è sentito da bambini, un disagio che si è vissuto come grave, anche se oggettivamente poteva non esserlo.
Mi sembra importante una eventuale presa di coscienza proprio per uscire dall'automatismo, dalle piccole manie che ci rendono prigionieri pur facendoci fare dei buoni pasti o delle belle stese di panni.

Quando ero bambina guardavo sempre la vicina di casa appendere e rientrare la biancheria, così come guardavo fare alla nonna, però la vicina era più ordinata, più metodica. Io pensavo che mi sarei impigrita a fare come lei però visivamente il risultato mi faceva stare bene.
Poi da ragazza nella casa dell'inferno avevamo una grande terrazza, anzi enorme, con una lunghissima balconata, e un'altra terrazza enorme sopra la casa, uno spazio enorme e assolato per stendere agevolmente la biancheria al sole per una famiglia di sei persone e la nonna sette quando stava con noi.
Ma la mamy aveva le sue idee, il suo esagerato senso estetico, diceva che imbruttiva il suo spazio dedicato solo ai fiori, sua incontrastata passione, e dal balcone la gente vedeva i panni stessi e non stava bene anche se distava almeno 40 metri dalla strada. Ecco che destinò solo tre fili di un metro e mezzo dal lato giardino e due stendini. Il resto arrangiatevi!
Che mala vita d'inverno, non c'era posto dove sistemare i panni, era tutto un groviglio per farli entrare tutti in poco spazio, poi si sistemavano alcuni sulle eleganti sedie in ferro battuto nella parte rientrata della terrazza nel caso qualcuno sbirciasse con il cannocchiale sopra un armadio! Mia madre è stata ossessionata dalle persone che potevano guardare la nostra famiglia, la nostra casa. Non si ricevevano mai visite senza il suo rarissimo consenso a parte i parenti ammessi a corte.
Tirannie le sue, una delle tante, come i suoi vasi, centinaia di vasi, pieni di varietà di piante ma da innaffiare con poca pressione e molta attenzione, la sera da primavera all'autunno, e guai a rompere qualche foglia, non parliamo di fiori, apriti inferno di fuoco!
D'inverno si accendeva il braciere quando finiva il gasolio per i termosifoni, e li sul cerchio di legno si asciugava l'indispensabile.
Sarà stata questa costrizione a farmi crescere questa piccola mania. Quando ho tre o quattro lavate o più se ha piovuto per giorni, passo molto tempo a "cazzuliare" la biancheria. Trovo un particolare refrigerio, appagamento, nella sua sistemazione, averli in casa asciutti e puliti, impilati e ordinati, soprattutto se piove.
Ho sofferto molto della mancanza di una guida costante e ordinata. MI sono costruita da sola un mio metodo, un ordine anche se non sono sempre costante, spesso ritorno al caos per riordinare, ritrovare quel refrigerio di rimettere a posto, morire e rinascere.
Nel riordino trovo linfa vitale, stimolo e forza. L'abitudine mi uccide.

La mia mente è anche molto schematica, ama le simmetrie e gli equilibri tra pari e dispari, da sempre, da quando ho i ricordi di bambina.
Quando ero piccola e per molti anni il mio amico immaginario si chiamava 7 ed era di colore rosso.
Mi sono sempre vergognata un pò di questo mio piccolo segreto, è la prima volta che lo dico ma il discorso sui numeri e questo bisogno dell'armonia dei colori mi fa pensare che forse non è una cosa solo stupida, forse potrei trarci qualcosa di utile chissà
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"Mi manca già la tua presenza, ma fai parte di me e per questo non sei mai andata via"
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