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Vecchio 08-01-2009, 02.16.12   #27
Ray
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Intanto metto un altro capitolo. In fondo ho messo delle note relative alla taduzione, in modo da non mescolare.


Citazione:
Cap. II – Del sapere umilmente di se.
Citazione:
1. Ogni uomo1 desidera per natura2 di sapere. Ma il sapere senza il timore di Dio cosa importa3? Val più di certo un umile campagnolo4, che serve a Dio, di un superbo filosofo, che per suo conto pondera il corso del cielo. Chi conosce bene se stesso, diventa vile ai propri occhi, né si compiace delle umane lodi. Se io conoscessi tutto ciò che è nel mondo, e non fossi nella carità, che mi gioverebbe di fronte a Dio, il quale ha da giudicarmi secondo le opere?
2. Acquieta l'eccessivo desiderio di imparare, poichè ci si trova grande distrazione ed inganno. Coloro che sanno han caro di apparire dotti e di venire detti sapienti. Ci sono molte cose, che il saperle giova poco o nulla all'anima. Ed è un gran sciocco colui il quale si protende maggiormente verso certe cose che a quelle che servono per la sua salvezza. Le molte parole non saziano l'anima, ma la vita buona da sollievo5 alla mente, e la pura coscienza assicura una grande confidenza6 con Dio.
3. Quanto più e meglio sai, tanto più gravemente verrai giudicato, se non avrai fatto vita santa in conseguenza (a quanto sai). Dunque non ti insuperbire di nessuna arte o scienza, ma piuttosto temi il sapere che ti viene dato. Se ti sembra di sapere molte cose e di capire bene a sufficienza, sappi tuttavia che sono molte di più le cose che ignori. Non voler sentire altamente di te (ai Romani, XI, 20), ma confessa piuttosto la tua ignoranza. Che ti vuoi mettere davanti a qualcuno, quando si trovano molti più dotti e maggiormente periti di te nella legge? Se vuoi sapere e imparare qualcosa in modo utile, ama di non essere conosciuto e di essere reputato un nulla.
4. Questa è una lezione altissima e utilissima: conoscersi veramente e disprezzarsi. Reputare nulla di se stessi e degli altri avere sempre buona ed alta stima, è grande sapienza e perfezione. Se tu vedessi qualcuno peccare apertamente, o perpetrare gravi azioni, non dovresti considerarti migliore, “perchè nessuno ti ha detto quanto tu possa perseverare nel bene”7. Siamo tutti fragili, ma tu considera che non c'è nessuno più fragile di te.


NOTE ALLA TRADUZIONE:
1- in latino “homo” designa un rappresentante della specie umana. Il termine che designa uomo nel senso di maschio è “vir”. In italiano questa distinzione si è persa e si deve andare a senso.
2 – Ho modificato la traduzione, che recava “naturalmente” per rendere l'avverbio latino “naturaliter”, che però indica proprio la condizione di natura, qualcosa di connaturato. Per la degenerazione occorsa alla nostra lingua, il lettore che legge “naturalmente” rischia di intendere “ovviamente”.
3 – nel senso di porta dentro, cagiona, frutta.
4 – Il termine “rusticus” indica il contadino, il campagnolo, ma veniva usato anche in luogo di “ingenuo”, per assimilazione di significato.
5 – il testo latino dice “refrigerat”... letteralmente, “rinfresca”. Il che fa pensare alle “teste calde”.
6 – il testo latino dice “confidentiam”. Il traduttore aveva scritto “fiducia”, che trovo corretto, ma ho preferito riportare “confidenza” perchè credo apra a interessanti riflessioni.
7 – la parte tra virgolette non risulta dal testo latino in mio possesso, il quale tuttavia può essere manchevole (ho trovato varie imperfezioni). Riporto dunque la traduzione così come l'ho trovata.

Ultima modifica di Ray : 08-01-2009 alle ore 02.18.38. Motivo: non mi ha preso i numeretti delle note come apice, così li ho bluizzati (c'è un modo?)
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