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Vecchio 15-01-2009, 01.46.39   #42
Ray
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Predefinito Libro 1, capitolo III

Metto un altro capitolo. E' un po' lunghino, mentre per esempio il prossimo è piuttosto breve, ma ho pensato che per comodità di lettura anche futura è meglio mettere un capitolo in un post.
Chiaramente questo non significa che gli argomenti dei capitoi precedenti siano esauriti... si possono riprendere in ogni momento credo.


Citazione:
Cap. III – della dottrina di verità
Citazione:
1. Felice colui che impara la Verità da essa stessa, non attraverso figure e parole fugaci1, ma per il suo proprio essere. La nostra opinione, come il nostro senso, spesso ci inganna, e vede poco. A chi giova il tanto cavillare a proposito delle cose occulte e oscure, visto che durante il Giudizio non saremo certo accusati di non averle sapute? Grande sciocchezza trascurare le cose utili e necessarie, e per giunta tendere verso le curiose e dannose. Abbiamo gli occhi, ma non vediamo!
2. E che ci dovrebbe importare dei generi e delle specie? Colui a cui parla il Verbo eterno si libera di molte opinioni. Da un solo Verbo sono tutte le cose e tutte un solo Verbo ci dicono: e questo è il Principio, che parla anche a noi (Giovanni, VIII, 25). Nessuno senza di Lui intende, o giudica direttamente. L'uomo a cui questo solo è tutto, e a questo solo è tirato da tutto, e in questo solo vede tutto, può essere stabile e mantenersi in pace con Dio. O verità (che sei tutt'uno con) Dio, fa che io sia una cosa sola con te in perpetua carità. Spesso mi tedia il molto leggere e ascoltare: in te si trova tutto ciò che voglio e desidero. Tacciano tutti i dottori, ammutoliscano tutte le creature al tuo cospetto, solo tu parlami.
3. Tanto più qualcuno diverrà unito e connesso alla sua interiorità2, tanto più intenderà le molte cose e sublimi senza fatica, poiché riceverà dall'alto il lume dell'intelletto. Lo spirito puro, semplice e stabile, non si disperde3 in molte opere, perchè tutto fa a onore di Dio, e quanto a se inoperoso, procura di liberarsi di ogni ricerca di se. Cosa ti procura più impedimento e molestia che l'affezione del cuore non mortificata? L'uomo buono e devoto dispone prima dentro di se le opere che poi deve far esteriormente, così esse non lo trascinano nei desideri del vizioso appetito, ma egli le piega secondo ciò che detta la sana ragione. Chi ha più forte battaglia di colui che si sforza di vincere se stesso? E questa appunto dovrebbe essere nostra cura; vincere cioè se stessi, e ogni giorno rendersi più forte e procedere verso il meglio.
4. In questa vita ogni perfezione ha annessa a se qualcosa di imperfetto. E ogni nostra speculazione non manca di una certa caligine. L'umile cognizione di te è una strada verso Dio più sicura che la profonda indagine della scienza. Non si vuole (con ciò) incolpare la scienza, o la cognizione di una qualsiasi cosa, che è buona in se considerata, e ordinata da Dio; ma le si deve preferire sempre la coscienza e la vita integra, poiché molti studiano di più di sapere che di vivere bene, per questo spesso errano, e traggono poco o nessun frutto.
5. Oh, se mettessero tanta diligenza nell'estirpar vizi e nel piantar virtù, quanta nel sollevar questioni, non produrrebbero4 tanti mali e scandali nel popolo, né tanta dissoluzione5 nei monasteri. Veramente, quando sarà il Giudizio, non ci verrà domandato quel che abbiamo letto, ma quel che abbiamo fatto; non come avremo imparato bene, ma se saremo vissuti religiosamente. Dimmi, dove sono ora tutti quei Signori e quei Maestri da te ben conosciuti quand'erano vivi e fiorivano negli studi? Già le loro prebende son di altri, i quali non so se neanche ripensano ad essi. In vita sembravano qualche cosa, e ora non se ne parla più.
6. Oh, come se ne va presto la gloria del mondo. Magari che la loro vita avesse concordato con la loro dottrina, in quel caso avrebbero studiato e letto bene. Oh, quanti sono in questo secolo che periscono per vana scienza, essendo poco curanti del servizio di Dio! E poiché preferiscono essere grandi piuttosto che umili, in questo modo si perdono nei loro vani pensieri. Grande davvero è colui che si stima piccolo e considera un nulla ogni vetta d'onore. Prudente davvero è colui che reputa ogni cosa terrena come sterco per guadagnarsi Cristo (A' Filipp., III, 8). Dotto davvero è colui che fa la volontà di Dio e tralascia la sua.


NOTE ALLA TRADUZIONE:
1 - “non per figuras et voces transeuntes”... ho lasciato la traduzione del Guasti, ma ritengo importante sottolineare che quel “transeuntes” (da trans-eo, passare attraverso) veicola sia l'idea dell'impermanenza (di passaggio, brevemente), sia del tramite (mezzo attraverso cui si passa) che sono figure e parole.
2 - “ Quanto magis aliquis unitus, et interius implicatus fuerit...” il Guasti aveva tradotto “starà raccolto e diverrà semplice di cuore”. Il senso non si perde, ma a mio avviso un po' si nasconde. Unitus veicola “tutt'uno” e implicatus interius rende palpabile il senso di avviluppato con l'interno. Sono comunque temi che aprono la riflessione e la discussione.
3 - “dissipatur” veicola il significato di sparpagliarsi, spargersi qua e la, perdere l'unità
4 – il Guasti traduce “non avrebbero...”. Ho modificato perchè il verbo usato, “fierent” veicola un senso di connessione causa-effetto. La frase suona quindi anche come un'accusa.
5 – anche qui ho modificato “rilassamento” con “dissoluzione. Il termine latino è “dissolutio” (dissoluzione, disgregazione, sfasciamento) da cui anche “dissoluto”. I motivi sono gli stessi della nota precedente.
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