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Vecchio 04-07-2011, 12.57.51   #16
Faltea
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Originalmente inviato da Edera Visualizza messaggio
Lo so che è un argomento pensatuccio però mi è venuta qualche riflessione riguardo il suicidio. Probabilmente il pensiero passa per la testa a molti ma rimane superificiale, non scava in profondità. In alcuni casi però purtroppo questo sentire si ingigantisce a dismisura fino a diventare una vera e propria fissazione, un'illusione di fuga da una vita che non si è saputa gestire nella corretta direzione.
Mi hanno fatto pensare le parole di Uno sul sogno di Diam, dice che spesso chi si uccide si lega una pietra al collo. Questo sta simboleggiare due cose se ho compreso:che non può parlare e che lo fa in un mondo ribaltato.
Cosa significa? Io ho pensato che se la direzione normale del flusso vitale va verso l'attaccamento alla vita, alla sopravvivenza ecc.. Per svariati motivi psicologici, patologici, ambientali un individuo può imboccare la via a ritroso, arrivando alla meta contraria rispetto quella cui tenderebbe l'esistenza. Almeno così ho inteso il ribaltamento. Non so se c'entrino altri piani di realtà non mi ci addentro.

Qual'è l'assetto mentale di una persona che si uccide? Secondo me alla base c'è un attaccamento narcisitico all'ego fortissimo. Ci si toglie la vita perchè ciò che si riconosce come sè (anche se è fittizio) non riesce a vanire integrato con gli stimoli dell'ambiente in cui è immerso.. In qualche modo il suicida contrariamente a quello che potrebbe apparire ha un ego enorme che cancella tutto il resto. Maggiore sarà la disidentificazione da sentimenti ed emozioni, minore sarà la probabilità di concepire la morte come soluzione.

Questi sono i primi pensieri. Ma ho pensato anche ad altro e cioè al di là dell'attaccamento all'ego, una coscienza che rimane immersa nella materialità senza gettare mai lo sguardo all'interno di sè e all'oltre, dopo aver percorso in lungo e largo tutti gli stimoli provenienti dalla molteplicità del reale, difficilmente riesce a trovare un senso per continuare a vivere. In sintesi quello che intendo dire è che se non si riesce ad avere un minimo contatto col proprio spirito (anche senza considerare la dimensione trascendentale, credo ci si possa realizzare pure rimanendo nell'ambito scientifico) e si è dotati di una certa sensibilità, la vita apparirà inevitabilmente del tutto priva di significato. Questo solo nel caso in cui si abbia avuto la possibilità di esperire un certo tipo di realtà: passare una vita in ristrettezze economiche ad esempio continuerebbe a offrire l'illusione che ciò è la reale causa della propria sofferenza. Cadute le illusioni di raggiungere il benessere grazie alla materialità o si riesce a gettare uno sguardo oltre oppure ci si trova in una china molto scivolosa.
Spero ci sia qualcosa di sensato in ciò che ho scritto
Riflettevo anche sul fatto che uno può suicidarsi anche lanciandosi con la moto contro un muro ma nessuno saprebbe che era un suicidio...
O "perdendo" il controllo della macchina.
Invece chi si suicida platealmente fa di tutto perché non ci sia il ben che minimo dubbio sul gesto che ha fatto.
Come a voler "spargere" colpe in giro, colpe che ha il singolo individuo ma non ha la consapevolezza di questo...
quando pesano troppo forse non trova altra soluzione.
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Non ho bisogno di chi la pensa come me, ma di crescere aprendo la mente a diversi modi di vedere e di pensare.
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