Discussione: Il tradimento
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Vecchio 14-12-2008, 02.06.23   #47
Ray
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Originalmente inviato da nikelise Visualizza messaggio
Credo ci sia un passaggio graduale dal trattenere al reprimere , ad esempio all'inizio non saluti 1 , 2 ,3 ,4, volte volontariamente poi non saluti piu' automaticamente , hai represso l'impulso di salutare e l'emozione che genera il saluto .
Per questi pensatori e' il movimento del corpo cioe' l'impulso espresso che genera il sentimento , l'espressione da dentro a fuori.
Ma in tutte le cose e' cosi' , l'abitudine nasce dalla ripetizione di comportamenti volontari .
Prima ho risposto un po' di fretta, sorry.
Si, c'è un passaggio graduale, e inoltre c'è una differenza tra il trattenere di Lowen e quello di Gurdy. Quello che descrive Lowen è in effetti il prodromo della repressione. Sono i moti corporei chemi permettono di trattenere l'impulso comportamentale e la descrizione è azzeccata soprattutto nelle prime volte che uno fa così, probabilmente quando appunto impara a reprimere e cioè in età giovanile.
Però, anche se c'è una certa volontà di farlo, io non la definirei coscienza, almeno non la stessa coscienza che si deve usare per il trattenere di Gurdy, quello di cui parlavamo, che poi è scarsamente corporeo, o lo è ma in termini diversi.
Lo scopo di questo tipo di trattenere è l'eliminazione della sensazione derivata dall'impulso che voglio frenare. Non è presente la coscienza e la volontà di viversi l'emozione senza lasciare che diriga il mio comportamento.
Questo tipo di trattenere, quando il centro motore lo assimila, diventa appunto abitudine e, richiedendo sempre meno l'apporto della volontà cosciente per venire in atto, diventa repressione.

Questa differenza può essere uno dei motivi dello scarso comprendonio che generalmente si ha di Gurdy (e del mio essere dubbioso sulla scelta dei termini) oltre che dell'atteggimanto sospettoso che le sue indicazioni generano.

Tuttavia il trattenere che lui consiglia è ben diverso dall'innescare una meccanica corporea di risposta agli impulsi che generei una difesa di tipo rimozionale. Al contrario si tratta di impedirsi la fuoriuscita dell'energia dell'impulso e dell'emozione (nella misura in cui si fa in tempo) e di costringersi a viverla, in modo da trovare un'adattività al suo fluire. Insomma incanalarla. O "allargare il tubo" usando una metafora che gira abbastanza.

Non sono però sicuro che si veda ancora la differenza.
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