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Vecchio 08-07-2008, 13.06.41   #1
jezebelius
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Predefinito Università, metodi di giudizio e professori

Non so, volevo metterla in esperienze ma mi pare che questo possa essere un problema, più o meno comune.
Mi è capitato di assistere ad un esame universitario.
Sappiamo bene che, prescindendo dal " livello " delle università Italiane ed anche degli studenti che le frequentano - del resto non è rara una " commistione " di questi due parametri, con evidenti risultati - negativi - successivi come per esempio la perdita di " peso" del titolo universitario ovvero l'occupazione di posti di prestigio a persone che non lo meritano etc -, non è di ciò che voglio parlare anche se indirettamente può essere richiamato l'argomento.
Volevo introdurre una cosa che non mi pare corretta, o quanto meno lo è, forse, nella misura in cui a ciò si attribuisce un peso, una utilità.
Mi riferisco al fatto che per taluni esami, ognuno importante per la facoltà che si frequenta, probabilmente vi sono dei limiti. Limiti i quali non solo attengono alla difficoltà dell'esame in se - penso che so all'esame " Analisi " per la facoltà di Architettura o anche al Diritto processuale civile per la facoltà di Giurisprudenza oppure Statistica per la facoltà di Sociologia e via discorrendo - peraltro accettabili poichè in genere son quelli su cui si fonda il futuro professionale e per questo il professionista, ma di solito tali limiti sono affiancati da altri " occulti", si fa per dire, come per esempio la circostanza che la Presidenza di una facoltà possa emanare delle direttive " ufficiose" da cui si stabilisce, per ogni sessione di esame, la percentuale di promossi e di rimandati ad altra sessione.
Ora sarebbe anche accettabile un limite di questo tipo. Del resto non posso far passare il Pincopallo che della materia ha capito poco o nulla, altrimenti potrei creare problemi " nel futuro". Quello che contesto però è la modalità di valutazione del docente o dell'assistente che, teoricamente ma pure praticamente, dovrebbe seguire un metodo oggettivo nella valutazione e dunque non lasciarsi " influenzare" dal suo stato di quel momento: che so fa caldo, o si è rotto le scatole etc etc.

A questo punto allora, per altro verso, l'introduzione della problematica " raccomandazione".
Chi ha/avrà la possibilità, per quell'esame, di usufruire di conoscenze tali da permettergli di passare e dunque rientrare in quella percentuale prevista - ripeto percentuale che non è pubblica - è incentivato, casomai pure non studiando e quindi il sistema potrebbe rivelarsi nelle problematiche che ho messo su e che, per questo, possono essere richiamate indirettamente.
Per concludere è ovvio che non si potrà sapere tutto di un esame ovvero della totalità delle informazioni presenti nel testo ma è anche vero che bisognerebbe saper distinguere - o si presume dovrebbe essere nel patrimonio di chi " giudica " in quel momento - chi ha studiato e quanto in base ai criteri di cui sopra - se previsti e non personali - e mettere da parte, da un lato, il divario che di solito il docente/assistente più che per autorevolezza per autorità, fa valere con lo studente e dall'altro lato le inclinazioni che muovono da antipatia e simpatia per Tizio, o a manifestazioni per cercare una conferma del ruolo che il giudicante ricopre!
Sono pronto a cambiare idea o a vedere la cosa da altro lato che, forse ora non vedo.
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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