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Vecchio 01-10-2008, 20.46.26   #15
loryland
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Data registrazione: 29-09-2008
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Umiltà,personalmente non amo questo termine anzi non amo l'uso che talvolta ne hanno fatto in passato e ne fanno tuttora i movimenti religiosi.Addirittura se ne è predicato come di una via da seguire,LA via che per eccellenza fa di ogni sentiero intrapreso il giusto cammino.Allora in questi casi umiltà diventa sinonimo di pacatezza,mitezza,OBBEDIENZA.Da qui il passo è breve per deviare in:assoggettarsi,piegarsi sottomettersi.
Si può ben capire a cosa potrebbe portare fare di questo termine una VIA da seguire,ma anche semplicemente caricare la parola coi suddetti significati:si rischierebbe di mortificare,atrofizzare la parte volitiva dell'essere umano.
Il significato che io do alla parola umiltà è quello di consapevolezza dei propri limiti.Niente altro.
In uno stridente paragone con la volontà,i due termini sembrerebbero essere diametralmente opposti qualora per esercitare un "atto di volontà" si dovesse fare i conti con la mansuetudine e l'annichilimento.La fede profonda nell'azione intrapresa nella più totale esaltazione dell'ego,non potrebbe che intiepidirsi in presenza dell' umiltà;più consona ad un atto devozionale e contrastante con la supeperbia di un atto demiurgico.
Mi sovviene:azione-contemplazione;attivo-passivo,mashile-femminile,differenziazioni salienti delle vie iniziatiche.
Chi intraprende un cammino "maschile" attivo è obbligato a temperarsi con l'umiltà,nell'atto di riconoscere i propri limiti,mentre chi segue il cammino contemplativo devozionale,fa della deferenza e della contemplazione la propria azione;assolutamente avulsa ad ogni sorta di atto volitivo.
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