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Vecchio 06-10-2010, 11.01.54   #16
dafne
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Originalmente inviato da Ray Visualizza messaggio
Il punto è: il vissuto che noi abbiamo in merito all'espressione altrui corrisponde alla realtà? Ce l'ha davvero con me o sono io che mi identifico a tal punto in tutto quello che dico e faccio che ci do un'importanza capitale e mi basta che mi diano torto per sentire minacciata la mia identità?

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Eh bon la questione della persona amica era un esempio preso per non parlare a ufo, visto che dei vigili non temo nulla..
Dunque si tratta di minaccia alla fine, sempre di paura di non esistere o morire. La frustrazione è quindi quell'attrito che si crea quando l'immagine propria della realtà e l'immagine altrui della stessa realtà non coincidono?
"Ce l'ha con me" quindi è uno spostare sull'altro una presunta colpa, un presunto errore, se è lui che ce l'ha con me io sono a posto. Però la cosa nel pratico non mi soddisfa, qualcosa non torna se sapessi che ce l'ha con me perdavvero riuscirei a passarci sopra con meno frustrazione, mi darebbe fastidio ma sopravviverei.
Ecco, sopravviverei e poi interiorizzerei il fatto. Si?

Quando invece la qestione non è chiara, quando esiste un elemento che ci pone in stato di torto e non riousciamo ad accettarlo scatta la paranoia che è un modo per non farsi sommergere dalla rabbia e dall'ansia.

Riuscire a scindere gli elementi pare sia una fattore fondamentale, ovvero abbiamo urtato in quella discussione per quel motivo.

Purtroppo spessissimo, per non dire sempre, io utilizzo la visione totalitaria, se non è bianco è nero, se mi hai sgridato sono sbagliata in tutto, se vado male in un compito non studio mai quindi sono una lavativa ecc ecc

Più sù scrivi:"Questi metodi sono a mio avviso estremamente interessanti da studiare perchè potrebbero contenere delle soluzioni significative per favorire la nostra "pulizia" mentale e perchè forse sono migliorabili"

Io ho individuato in me il metodo del calimero, chiamiamolo così, ossia nessuno mi capisce.
Non riuscivo a interiorizzare di essere in torto pur ficcandomici di forza (possibile che sia davvero un modo per obbligare noi stessi a vedere? Esiste in noi una parte così intelligente?) vivendo l'altro come una minaccia costante e inchiodandolo in quell'etichetta appena qualcosa di negativo verso di me uscisse fuori dalla sua bocca. Senza contare che sono pure veggente e che riesco a capire che l'altro mi stà giudicando ancora prima che questi abbia finito di esprimersi o che abbia ancra in corso la formulazione del pensiero....

Dev'essere piuttosto difficile riuscire a farmi notare qualcosa di poco piacevole

Ora, passando al pratico, la situazione di contrasto mi frustra, posso anche ricercane le cause originali, in parte l'ho fatto già anche se ancora qualcosa può essere nascosto, ma per il momento quando entro in fase di ansia causa rimprovero...ops, l'ho già rifatto ...in caso di appunto da parte di un altra persona mi impongo in primis di continuare ad ascoltare quello che dice (guap) e poi di ricordarmi che quello che stà dicendo è relativo a me in quel momento e non a meintoto.

Fino a qui arrivo, delle volte però mi scoppia il pianto e allora mi vergogno e scatta la frustrazione parallela, ecco adesso faccio la figura della scema.........sempre la mia immagine che crolla.

Presumo che l'unica via di salvezza sia quella che già ha suggerito Sole sopra, ossia lasciare che tutto crolli e poi cercare di ricostruire. Oggi una piccola parte di me inizia a pensare che potrei anche farlo, perchè visti gli ultimi sviluppi della mia vita non ho più nulla da perdere, ma non in senso tragico eh proprio perchè è così. A pensarci (di non aver nulla da perdere) ogni tanto, non sempre, provo un senso di sollievo.

Accetto consigli e suggerimenti, senza mordere
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