Discussione: Terzo uomo
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Vecchio 21-02-2011, 20.44.13   #2
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Predefinito Il passato non torna, non lo posso più aggiustare.

Mettere risolto mi serviva temporaneamente, ma non credo che facilmente un sogno potrà dirsi risolto...
Stanotte ho sognato la casa che ho abitato quando mi sono sposata, piccola, arrangiata alla meglio, in attesa della nuova casa. Mi sono sposata in fretta, per non restare più con i miei che mal tolleravano che il mio fidanzato venisse a casa la sera. Mio padre era più intollerante e litigava moltissimo con mia madre. Non mi sono sposata nel momento giusto, ho rovinato tutto costringendo mio marito a fare un passo quando meno ne aveva voglia avendo appena cominciato la professione.
Mi sono ricordata che quella casa è stata presente per tanto tempo in un sogno ricorrente. Abbandonata, al buio, con le mie cose dentro. A volte qualcuno vi entrava, lasciava la porta aperta. Io la controllo da molto tempo, e nemmeno esiste più oggi.
La lasciai per andare in vacanza, dove rimasi bloccata un mese ancora per sintomi di parto prematuro, e mio marito che rientrò si fece il trasloco da solo. Trovai tutto direttamente nella nuova casa, già sistemato. Una casa , la seconda che non mi vide felice. Malgrado il bimbo non ero felice, anzi direi che ero molto infelice. Da che studiavo e viaggiavo mi ritrovai coi matti in casa: mia suocera fuori di testa, coi suoi deliri religiosi, che controllava ogni ora della giornata di suo nipote, mi invadeva la casa quando avevo voglia di andare a letto. Mio suocero romanticone che voleva io accettassi gli eccessi di sua moglie. Mia madre che la domenica mi voleva a pranzo, e mi chiamava di primo mattino fino a quando io non dicevo di si. Puntualmente dopo il pranzo litigava con mio padre , ferocemente. Un giorno in cui tutta la famiglia era riunita, al solito mentre con le mie sorelle volevamo lavare i piatti, mia madre per la superbia diceva di no e sopra di lei la voce minacciosa di mio padre che si lamentava che tanto poi avrebbe dovuto lavarli lui. Dissi basta, continuarono, i nostri mariti non dicevano una parola. Presi una bottiglia di spumante e la lanciai contro una vetrata, afferrai una grossa pentola e la buttai addosso a mio padre, e a mia madre con un pugno sul tavolo intimai di smetterla per sempre e aggiunsi la minaccia che andando via avrei massacrato la sua macchia nuova con un ferro. Mi beccai uno schiaffo da mio padre, ma me ne fregai, in quel momento pensavo solo di volere liberare la mia vista dalla loro presenza. Non feci nulla alla macchina, non lo avrei fatto, volevo solo che mia madre avesse paura di me e che mi lasciasse in pace la domenica. Non andai più a mangiare da loro, a parte dopo la morte di mio padre, qualche volta. Ma poi mi madre mi ha fatto passare di nuovo la voglia, perchè non riesco a dire due volte smettila, non mi piace alzare la voce, non mi piace andare fuori di testa, non mi piace essere violenta. Ma violenta dentro lo sono, sto attenta a evitare le situazioni, rifuggo anche le persone violente, anche solo sarcastiche. Sono stata meglio senza le persone che mi opprimevano, mi sono liberata di tutti, ma evidentemente è stata una forzatura anche per me da qualche parte. Ora ritrovo pezzi di me sparpagliati quà e là nelle varie case del passato, nei vari volti parentali.

Perchè doveva andar meglio? In ogni caso saperlo ora mi serve a dire che è inutile, che è meglio smettere di girare come un fantasma la notte nei luoghi dei delitti. I delitti verso l'anima. E' come essere stata in Vietnam per molti anni. Poi non riesci nemmeno a goderti la vita normale. E di notte si vive tra i fantasmi e pure le case tutte da sistemare non sono altro che le rovine delle loro stesse mura.
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