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Vecchio 22-10-2009, 15.06.34   #3
Sole
Conosce ogni vicolo
 
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Originalmente inviato da griselda Visualizza messaggio
Bon ho bisogno di certezze sulle quali costruire perchè sui dubbi si scivola.

Ho bisogno di fare tacere quel non so che, che parla nella mia testa, e non è il grillo parlante, ma un torturatore, che cerca di sfinirmi, di farmi fare quello che più gli aggrada, succhiandomi via poi ogni briciolo di energia e con essa ogni briciolo di volontà.
Io penso che non si possa riuscire in nessuna maniera a far tacere per troppo tempo una prte di noi, soprattutto quando la nostra volontà è tesa alla conoscenza di noi stessi, o al controllo (inteso come padronanza di noi) di noi stessi. Su questa via di autoconoscenza, una volta che inizi a volerti conoscere non puoi impedire alla parte più "dannata" di te di emergere, senza metterti davanti a lei non puoi fare nessun passo.
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Passo da stati di sofferenza a stati di rabbia pura che se non sto attenta si trasformano in aggressività che spesso rasenta l'autodistruttività.

Se mi posso permettere, da quello che scrivi, appare che in te c'è tanta rabbia repressa che a volte sta buona e a volte sale su come un demone dominante, e se è troppa la rabbia repressa chiaramente è distruttiva, ma soprattutto quando è così tanta non si riesce ad usarla, è troppa... .
Tu sei anche quella rabbia, non c'è niente di male ad essere arrabbiati, a sentire vendetta, odio, rancore, gelosia, cattiveria ecc ecc sono emozioni che scaturiscono da eventi vissuti, se le butti giù torneranno rafforzate, centuplicate.

Forse il torturatore che dici potrebbe rappresentare il mezzo tra l'immagine che vorresti vedere di te e il nero che sale in certi momenti e che non vuoi?
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Dietro a tutto ciò ci sono le mie paure, da cui cerco sempre istintivamente di scappare perchè non vorrei averle.
Il non volerne prendere atto, il cercare di scansarle fa si che scatti quanto detto sopra. Una lotta esasperante per il potere per il controllo dell'incontrollabile.
Ecco... io ho scopertail segreto di pulcinella nel tempo. Provo con una metafora se riesco.
Quando abbiamo una grande matassa di lana con tanti e tanti nodi da sciogliere sarebbe impossibile cercare di farlo partendo dal lato del filo più interno della matassa, perchè solo il fatto di cercare di tirarlo fuori creerebbe un enorme grosso nodo terribilemente complicato da sciogleire, occorrerebbe una grandissima pazienza e tolleranza ed esperienza. Invece si iniza dal lato del filo fuori, ma così non vediamo cosa c'è dentro e quanto lungo sarà il lavoro e il filo. Iniziamo con il primo nodo e scopriamo che poi ne incontriamo un secondo ecc ecc andando avanti. Fino a sciogliere tutta la grande matassa. Invece noi con i nostri nodi interiori pretendiamo di prenderli, buttare all'aria tutto e risolvere... penso che lavorando su piccole cose alla fine la matassa trova da sola la via per sciogliersi.
Cosa volevo dire? Che se non hai (giustamente) la forza di affrontare la grande paura, lavora su piccole ( piccole per modo di dire) cose e vedrai che un giorno ti accorgerai di guardare la paura che ti faceva paura. La domanda sorge spontanea: e su cosa lavoro? beh, sulla quotidianità, ad esempio magari ti repelle scrivere con la penna rossa, iniziando a scriverci mai penseresti che potresti risolvere la questione del fumo (è un esempio scemo eh!) ma siccome dal di fuori la matassa annodata non la vediamo, se sciogli un nodo arrivi all'altro e così via...
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Devo stare il più presente possibile, concentrata in quello che faccio, in modo da non dargli spazio per parlare.
Ho l'impressione che se lo fai con quello scopo ti consumi e non sei concentrata veramente. Solo essere presente al solo scopo di essere presente.
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Se per caso mi distraggo e ascolto cosa dice non devo entrare in conversazione con "lui" ma riconcentrarmi sul da farsi.
Mi sento come se avessi satana alle calcagna che mi tenta e ritenta affinchè io possa cedere e dare spazio alle parti più basse della mia anima.
Beh, adesso mi mandi a quel paese... ma hai la fortuna di un fuoco vivo sotto il sedere
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Allo stesso tempo non devo reprimere il mio stato d'animo.
Ma lo stato d'animo è dato anche da ciò che dice il mio torturatore e dallo spazio che do lui.
A volte recito l'Ave Maria come un Mantram e ritrovo un attimo di pace...

Quindi mi sorge un grosso dubbio che mi immobilizza lo devo tener sempre muto il torturatore?
Secondo me no, per tutto il fiume di parole che ho detto sopra e perchè le cose represse bollono nella pentola e se il tappo è chiuso esplode.... Il tuo torturatore si zittirebbe solo se tu non ti giudicassi ...


Scusa per il fiume di parole spero che ti rasserenino un pò...
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Se non sarò me stesso chi lo sarà per me? E se non ora, quando?
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