Ho provato a fare un disegnino/schema, vediamo se rende.
Comunque il concetto è che esiste un ritardo tra ciò che sta accadendo e la nostra percezione, lo possiamo quantificare in due segmenti il primo è la distanza tra noi e ciò che sta accadendo e che quindi che sia pure un millisecondo o un nanosecondo comunque c'è, il secondo segmento è il passaggio dell'informazione attraverso i nostri neurotrasmettittori... idem millisecondo o nanosecondo etc...
Il secono segmento è soggettivo e dipende dalla nostra famosa presenza di riflessi, l'unico modo per annullarlo completamente sarebbe di avere la coscienza nella 4° dimensione: ciò che pensiamo/percepiamo sta accadendo... il famoso qui e ora.
Invece comunemente abbiamo un ritardo benchè minimo... io adesso sto percependo di pigiare un tasto, cosa che è avvenuta un nanosecondo fa...
nell'esempio del basket nel momento in cui percepisco il mio finire del movimento, essendo un movimento veloce, la palla è già partita, se io non proseguissi il movimento oltre rischierei (non è detto, ma succede) di fermarlo prima.... il proseguire è in pratica un margine di sicurezza per evitare di terminare il movimento prima ed in maniera errata... ma la palla è partita... non la indirizzo ancora.
Questo discorso può aprire nuove prospettive sul modo di dire "presenti a se stessi"
P.s. cliccate sull'immagine per vederla più in grande
Ultima modifica di Uno : 03-02-2007 alle ore 15.34.03.
Motivo: aggiungo p.s
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