Discussione: Opera al nero.
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Vecchio 12-09-2008, 23.06.47   #10
centomila
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Innanzitutto vi ringrazio per lo stimolo che mi avete proposto. Andare a rileggermi alcune parti della Tradizione Ermetica di J. Evola è stato bello. E l'avrei gustato ancor di più se la baraonda, l'eterna e immensa baraonda della mia famiglia non mi avesse sovrastato e, ciliegina sulla torta, contribuito a far perdere il precedente post che mi era costato più di un'ora di lavoro (scrivevo e leggevo contestualmente). Gioie familiari .

Comunque il succo è che Evola è molto chiaro ed efficace: la Nigredo consiste nel mantenere la coscienza attiva mentre si attraversano le fasi di rèverie, sogno, sonno, letargia, catalessi, morte apparente.

La cui Meta, diciamolo senza modestia , è l'immortalità.

E' fatica d'Ercole al cui confronto l'Opera al Bianco e al Rosso sono definite lavoro di bambini. Ed è inoltre lavoro rischioso che può mettere a repentaglio se non proprio la vita stessa certamente le normali facoltà. Si può dunque riemergere dall'opera al Nero con una coscienza minorata.

Inoltre prima di avventurarsi nella Grande Opera, è necessario avere qualificazioni del tutto rare: totale controllo dell'emotività e dei pensieri e amore verso gli altri superiore a quello nutrito per se stessi. Condizioni queste, lasciatemelo dire, che sinceramente non riesco ad immaginare possedute da un essere umano. Eppure, almeno gli autori dei testi ermetici (e sono tanti!) dovranno pur essere giunti alla meta? Ma se persino i più grandi Santi della cristianità lamentavano la difficoltà di controllare passioni e pensieri! Se persino San Paolo diceva (e Dio solo sa quanto lo condivido!): "non faccio il bene che voglio ma faccio il male che non voglio."

La morte alchemica sembra dunque una chimera. Chi può alzarsi in piedi e affermare: controllo i miei pensieri e le mie emozioni?
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