Discussione: Opera al nero.
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Vecchio 13-09-2008, 16.02.27   #18
Ray
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Non solo Evola parla del possesso di quelle speciali qualificazioni (non posso farti la citazione del numero della pagina ma c'è, credimi ) ma tutti gli autori lo fanno.
Ti credo, l'ho solo sfogliato, ma lo rileggerò.

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Nelle sue nozze Andreae mette in guardia affermando che ogni aspirante dovrà (preventivamente) affrontare la prova della bilancia. La prova cioè di pesare tutte le qualità dell'anima: se esse non sono perfettamente bilanciate è del tutto inutile andare avanti.
Sembra una descrizione dell'Uomo4 di Gurdy, grossomodo.

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E così ogni autore (potrei fare almeno due dozzine di nomi che certamente voi tutti conoscete) parla un linguaggio cifrato che, spesso, smentisce l'altro autore e ne avalla un altro ancora. Ma invece, caso strano, su questo punto sono TUTTI d'accordo: bisogna ASSOLUTAMENTE avere purezza d'intenti, controllo TOTALE sulle passioni (e dunque sui pensieri!), amore disinteressato. Oltrechè, non dimentichiamocelo, volontà d'acciaio e forza d'Ercole.

Sinceramente riconosco con serenità che, benchè mi sia sforzato tutta la vita e mi sforzi ancora oggi di perseguire l'ideale di assecondare la mia coscienza (che in una certa misura è simile al prerequisito richiesto all'aspirante alchimista) sono ben lontano dall'obiettivo.

Mi sforzo insomma, di essere una persona per bene.

Ma ben altro ci vuole per affrontare il percorso ermetico! Lo stesso Evola e altri autori lo esprimono chiaramente: "Non dobbiamo cercare di diventare persone dabbene ma Dei!"

Non posso tuttavia negare, in conclusione, che mi rimane un dubbio: come hanno fatto gli autori di quei libri a raggiungere la meta? Posto che l'abbiano raggiunta?

Sarebbe di grande aiuto poterci almeno parlare ma......come fare?

Una volta parlai con Coehlo (ha pubblicamente affermato di aver trovato un Maestro e di aver raggiunto qualcosa....) il quale non fu in grado di aiutarmi. A dirla tutta sembrava quasi che lui fosse più interessato a me che io a lui. Almeno sino a che non si rese conto che non avevo nulla da insegnare. Ancora una volta solo chiacchiere, pensai..........
Io concordo con Sole quando dice che la morte iniziatica è la conclusione dell'opera e non l'inizio.
Come iniziare? Dante (e non solo lui) dice che le porte dell'inferno sono sempre aperte, almeno quelle iniziali, mentre è sorvegliata la porta di Dite (approfondimenti sulla Divina Commedia in questa chiave prossimamente su questi schermi), quindi forse l'inizio non è un vero problema, piuttosto lo sono dei particolari passaggi.. in ogni caso Dante procede con un Maestro, lo stesso per tutto il nero e il bianco (inferno e purgatorio) non possedendo certamente le qualità nominate già raffinate ma solo in nuce, in intenzione appunto... le ha ma sono mescolate a qualità impedenti, le deve sviluppare.
Potrebbe forse darsi che le qualità richieste non siano così impossibili da trovare in se stessi, nel senso che magari ci sono ma abitano assieme ad altre che le ofuscano.

C'è un'altra questione, connessa a quanto dicevo sulle fasi. Se è vero, come anche si diceva nell'altro tread sull'alchimia, che sono sempre presenti tutte e si susseguono, questo significa che chi intraprende l'opera attraversa ciclicamente le varie fasi una dopo l'altra, o detta in altro modo le compie parzialmente tutte e tre di continuo. Magari per quanto riguarda un solo aspetto alla volta. Tutto questo lavoro, magari di molti anni, potrebbe anche essere descritto come la preparazione all'opera che, come alcuni autori sostengono più o meno simbolicamente, potrebbe durare molto poco (i classici tre giorni o simili) ovvero morte iniziatica (fase finale e vera nigredo) vera albedo e vera rubedo.

Non so se si riesce a visualizzare, ma un'immagine potrebbe essere quella di uno che sale una scala a chiocciola (spirale) che sempre si allarga, ma che comuque presenta le sezioni circolari di ogni piano divise in tre colori... l'ultimo piano è abbastanza largo da comprendere le esperienze descritte dagli autori, quindi la vera Opera.
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