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Vecchio 28-04-2009, 23.54.38   #66
jezebelius
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1. E' cosa assai valida stare in obbedienza, vivere sotto un superiore e non essere padroni di se.
E' molto più sicuro stare in soggezione che in autorità. Ci sono molti che stanno in obbedienza più per costrizione che per amore; e ne hanno patimento, e facilmente si lamentano; essi non acquisteranno la libertà, se non si sottometteranno con tutto il cuore per amore di Dio.

Corri pure qua e là: non avrai quiete, se non nell'umile sottomissione sotto la guida di un superiore.
Sognare luoghi e cambiarli ha ingannato parecchi.

2. E' vero che ognuno opera volentieri come gli pare ed è maggiormente inclinato a quelli che sentono come lui. Ma se Cristo è dentro di noi, bisogna pur talvolta rinunciare al nostro sentire per buona pace.

Chi è così sapiente da poter conoscere appieno ogni cosa? Quindi non ti voler fidar troppo del tuo sentire, ma ascolta volentieri anche quello degli altri. Se la tua opinione è buona, e pur la lasci per amor di Dio, ne caverai grande profitto.

3. Ho sentito dire spesso che è cosa più sicura ascoltare e ricevere un consiglio che darlo.

Può essere che il sentire di uno o dell'altro sia buono; ma non volersi accomodare al parere altrui quando la ragione o la circostanza lo richiede, è segno di superbia o ostinazione.
Credo che si riferisca alla devozione quando fa riferimento alla " obbedienza".
L'esperienza è identificata come il fattore cardine da questo punto di vista. Esperienza ( interiore probabilmente ) di chi è " gia passato" per quello stato ( il Maestro che insegna ad esempio ) ma anche Esperienza per chi riceve - e quindi ulteriore definizione, recinzione di se se vogliamo - nel senso di sapere " ascoltare" non soltanto noi stessi e quel che crediamo giusto, anzi spesse volte a lasciarlo per altro. Apertura, verso ciò che, spesso, definiamo, al contrario, limitazione.

Apertura dunque, verso chi è " superiore", nel senso forse non soltanto di posizione ma, in specie, di elevazione; ad un più alto livello.
E' quel modo di porsi che ha per finalità l'acquietare il desiderio di rivalsa verso gli altri; quel desiderio di prevaricare e tutto ciò che ne consegue, definisce - e suggerisce - un modo per prepararsi all'ascolto.

L'abbandono della propria posizione dunque, scoprendo che tante altre ce ne sono e che da queste, non dalla propria talvolta, si può partire. E' un grosso punto di arrivo ma anche di inizio per un lavoro successivo.

Secondo me parla, si riferisce, non ad un modo di essere assoggettati, passivo all'obbedienza ma " attivo" cercando non soltanto di abbandonarsi appunto, ma pure di " imparare" nell'obbedienza.
Pertanto abbandono " costruttivo" di se che in questo caso ma potrebbe anche in altri, predispone all'insegnamento.
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”

Ultima modifica di jezebelius : 29-04-2009 alle ore 00.13.41.
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