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Vecchio 20-04-2010, 22.26.19   #5
Ray
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Originalmente inviato da Kael Visualizza messaggio
Fino ad un certo punto... poi diventa una produzione dell'Arte. L'alchimista cioè deve aiutare la Natura a fare qualcosa che da sola non potrebbe mai, visto che questa si ferma a causa di accidenti esterni (e infatti l'uomo nel sottosuolo trova oro, ma non pietre filosofali). Questo passaggio rappresenta anche il punto dove chimica e alchimia si dividono, dove non arriva più l'una inizia l'altra.
Prima di continuare è bene che chiariamo questa cosa.

Quando dicevo che il procedimento è tutto naturale intendevo che non si va mai in direzione opposta di quella in cui va, o tenta di andare, o andrebbe, la natura. Ossia che il processo evolutivo è intrinseco nella natura stessa ed è tutt'uno con quello Spiritus Mundi che si tenta di imprigionare.
Che poi questi processi, visti nel particolare di un determinato essere vivente (metallo o umano che sia) e nello specifico momento incontrino tali e tanti ostacoli da incistarsi quasi sempre è storia di tutti i giorni... e la spiegazione la si può trovare anche studiando le legge delle ottave.

Da questo punto di vista l'alchimista, accelerando i processi, aiuta la natura. Anche perchè lavora ricreando un ambiente per così dire ideale... quell'atanor che la singola parte di natura ha quasi mai a disposizione e che rappresenta tanta cura e difficoltà operativa da parte dell'alchimista.

Tuttavia, per chiarezza, va ribadito che il processo di perfezionamento che possiamo chiamare alchemico è presente potenzialmente ovunque, anche se in pratica non giunge mai a termine da solo, almeno nel micro (anche nel macro... quanti "pianeti" diventano "stelle"? Beh, qualcuno si...).


Sottolineo anche un altro punto, che se pure non c'entra adesso direttamente col discorso, può prevenire future incomprensioni: la differenza fondamentale tra chimica e alchima (profana e sacra) è data sostanzialmente dalla presenza dell'alchimista, ovvero dalla sua partecipazione ai processi... intendo come parte attiva.
Se la chimica, giustamente dal suo punto di vista, pretende che un processo sia ripetibile ad libitum e che dipenda esclusivamente dall'interazione degli elementi e delle sostanze che vi prendono parte, l'alchimia richiede che l'operatore partecipi attivamente a questi processi. Il che significa che lo stesso processo, effettuato da due operatori diversi, e soprattutto con diversi intenti, può dare diversi risultati.
Questo accade perchè l'alchimista è parte integrante dell'ambiente del processo in atto, si può forse dire addirittura che è egli stesso l'ambiente e quindi influisce e determina l'esito del processo.
E con questo forse ho svelato un piccolissimo segreto alchemico... per altro però deducibile dalle basi... spero di no, quando si parla di queste cose si rischia sempre di incorrere, anche inconsapevolmente, nelle ire degli Adepti e dei Filosofi


PS: con calma rispondo anche agli altri.

Ultima modifica di Ray : 20-04-2010 alle ore 23.13.55. Motivo: agginuta ps
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