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Vecchio 28-12-2008, 21.26.32   #19
Uno
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Originalmente inviato da Ray Visualizza messaggio
Comunque per uso non intendevo un decidere se percepire o meno, se sapere o meno, ma cosa farne di questo sapere.

Riprendendo l'esempio dell'essere l'unico a vedere in un istituto per ciechi, nel momento in cui vedo sarà una cosa naturale non andare a sbattere sui muri.
Quindi per me/verso di me, tutto ciò che viene naturale e non a svantaggio altrui è cosa buona, diverso sarebbe se giocassi a carte con dei ciechi e ne vedessi le loro carte approfittando del mio vantaggio
Quote:

Chi ha gli occhi in un mondo di ciechi ha lo stesso problema. Vede. Gli altri no. Può dire, può non dire, può dire in parte (si dice sempre in parte). Ma di volta in volta nessuna di queste può essere il miglior uso. Il titolo parla di etica della preveggenza.. effettivamente, riportando il discoso ad un livello più basso e da me gestibile, è come quando vedo il bimbo che allunga la mano verso il fuoco. Io vedo che si farà male e soffrirà. Lui non vede. Chiaramente quel che vedo è solo molto probabile e non certo, potrebecascare un meteorite in quel momento e nulla accadrebbe, ma le cose si sono messe in modo tale che quel che vedo quasi certamente si verificherà.
Intervengo o no? Che livello di intervento modificherebbe la sostanza delle cose? Metto sull'avviso solo se richiesto? Oppure avviso comunque e lascio poi che il bimbo (ognuno) faccia quel ce crede con l'avviso.
Oppure, come dici all'inizio, accelero un certo processo conoscitivo del bimbo, magari proteggendolo da conseguenze troppo gravi e, per esempio, gli dico che scotta, gli prendo la manina, gli facio toccare il fuoco quel tanto che basta a fargli provare la sensazione ma che non riporti danni gravi e poi gli dico "visto?"

Intendevi qualcosa del genere su altri livelli?
In alcuni casi prendere la mano di qualcuno e metterla su una piastra che si scalda gradulamente, in modo che questi possa toglierla prima di scottarsi è una buona cosa, in altri termini si chiama: scuola, istruzione etc... dipende dai livelli
Dalla parte del bambino si chiamano ap-prendimento.

invece di fronte a ciò che il destino mette di fronte la regola cavalleresca del male minore è sempre la migliore.
Inoltre sarebbe da distinguere se uno (come un figlio) sia sotto una nostra qualche forma di responsabilità oppure no, in entrambi i casi non si può con la forza impedire a tutti i costi un errore, ma nel primo caso si dovrebbe essere più costretti a seguire le evoluzioni di eventuali errori scaturiti da scelte sbagliate.
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