Discussione: Non credo in me stesso
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Vecchio 11-08-2008, 14.51.59   #14
Ray
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Facevamo in altri tread, abbastanza recentemente, dei discorsi relativi al rapporto tra sapere e credere ("provare per credere" forse era uno)... magari merita rileggerli, comunque emergeva grossomodo che entrambi sono in qualche modo necessari e coesistono. Ovvero qualcosa so e quel qualcosa mi permette di credere a quelle parti che ancora non so (c'èra un esempio relativo ai dolci di una pasticceria se non erro... se ce ne sono 20 e ne provo 4 e sono buoni ecco che posso credere che anche gli altri sono buoni).

In ogni caso ci sono vari gradi di rapporto tra conoscere e credere. Posso conoscere niente (forse proprio niente niente no) e mi devo quindi affidare alla fede in toto, posso conoscere in parte ed ecco che mi affido al credere per il resto, posso forse conoscere tutto di un dato ambito e non ho più bisogno di credere.

Se portiamo questo nell'ambito noi stessi ecco che credere in se stessi in qualche modo compensa il difetto di conoscenza. In effetti se mi conosco totalmente non mi serve credere proprop nulla: so. So di cosa sono capace e di cosa non lo sono... so come sono fatto.
D'altra parte, se di me non so nulla, se non mi vedo per niente, rischio di "credere" tutta una serie di cose non reali... di affidarmi ad un'idea illusoria di me (che però, se ce l'ho, vuol dire che almeno inconsciamente qualcosina so)... ovvero rischio di buttare tutto su un credere pericoloso.

Quando si inizia a lavorare su se si inizia pian piano a vedersi. Quel che vediamo è di volta in volta piacevole o spiacevole - questo finchè continuiamo a giudicare quel che vediamo, quindi un'osservazione a metà - ma in ogni caso veritiero o, comunque, più veritiero di prima. E' un allargare il sapere nell'ambito se stessi. E' esperienza. Un po' come i dolcetti della pasticceria. E questa esperienza permette di sviluppare anche il credere, sviluppare sia in quantità che in qualità, dato che crederò cose sempre più attinenti al vero. Per esempio se vedo una cosa non proprio edificante di me e riesco a reggerla e rieso ad iniziare ad adoperarmi per modificarla, sopportando la sofferenza che ne deriva, devo anche osservare la mia qualità in questo. E ciò non può che aumentare il credere in se stessi. Ma è solo un esempio, se ne possono esaminare altri, anche assai diversi.

Arrivare ad amarsi, per quanto parziale, è a mio avviso un obiettivo e non certamente un punto di partenza. Amarsi è difficilissimo, così come lo è amare in genere. Occorre molta energia (quindi tapapre molti buchi di dispersione)... su questo concordo con quel che diceva sopra Cassandra, se togliamo quel "facilmente".
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