Discussione: Opera al nero.
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Vecchio 07-02-2011, 13.47.45   #392
nikelise
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Originalmente inviato da Uno Visualizza messaggio
Scusatemi non riesco ad impostare tutto il discorso e a rispondere come vorrei, provo una risposta veloce tanto per vedere se si capisce almeno qualcosa.

Prendo spunto dalla domanda di William. Proviamo a pensare che nella vita comune abitiamo in una palude nebbiosa e putrida. Anche nella palude in certi punti entrano dei raggi di sole, crescono dei fiori etc...
I raggi di sole (e i fiori cioè la loro concretizzazione) sono i barlumi di altro che riusciamo ad intravedere ogni tanto.
Siamo completamente immersi nel Nero. Nella nebbia, mentre ci muoviamo possiamo andare a sbattere contro un ramo che non vedevamo, ma anche se stiamo fermi un colpo di vento ci può far arrivare un ramo addosso. Ma ci sono altri pericoli, altri incidenti di percorso.

Che cosa possiamo fare per migliorare la nostra vita?
Beh i barlumi ci fanno capire che c'è qualcosa che par meglio, basta mettere una mano su un raggio di sole dopo essere stati mesi nell'umido e semibuio della palude per accorgersi della differenza.
Quindi, come ho detto diverse volte, prima possiamo accorgerci che questo nero esiste, che non è l'unica condizione possibile, anche se è inevitabile sia perchè ci nasciamo che per altri motivi che vedremo poi.
Quindi il primo moto di un uomo della palude che scopra che c'è altro qualce sarà?
Sarà quello di uscire da quella melma. Mentre cammina per trovare quello che cerca potrà appoggiarsi ad un ramo (lo stesso ramo che gli arriva addosso all'improvviso dandogli un colpo) ma non andrà in cerca di rami, lui cerca di uscire, punto.

Proviamo ora a pensare che questo uomo sia già uscito (mi tocca per cercare di far vedere una cosa a Nike, ma questa già non è più l'Opera al Nero) ed è in un bel campo coltivato a ridosso della palude.
Sapete vero che la palude, iniziando con le erbacce, poi piante etc.. volendo può allargarsi e prima lambire e poi prendersi il campo coltivato?

In sostanza nell'Opera al Nero, l'alchimista separa il puro (campo coltivato) dall'impuro (palude) e nell'Opera al Bianco mantiene il frutto del suo lavoro sapendo che se molla la palude si rimangerà tutto.
Per questo dico che il Nero non finisce mai, anche i Santi ne hanno a che fare....

E' solo nell'Opera al Rosso (e accenno solo per l'amico Nike che scalpita, se mi promette poi di non mischiare tutto ) che l'Alchimista integra palude e campo coltivato, conoscendo così un bel prato "spontaneo".
Quando comprenderà perfettamente come la palude lavora, lascerà che questa svolga i suoi compiti utili cioè la rigenerazione dei cicli in modo che il prato "spontaneo" (continuo a virgolettare, perchè visto da un certo punto di vista non è così spontaneo, ma c'è un lavoro diverso sotto) possa vivere senza dover concimare per esempio. Se non esistessero le paludi, non potrebbero esistere neanche i campi coltivati ed i prati.
Due precisazioni.
Palude, campi coltivati e prati sono dentro e fuori di noi.
Sebbene chi abbia compiuto L'Opera al Rosso sia in grado di usare direttamente anche mezzi del Nero, raramente, se non mai, lo farà.

Prima dell'aver compiute le tre Opere si potrà credere di usare il Nero direttamente, ma sarà sempre lui ad usarci se gliene daremo modo.
Il massimo che possiamo fare è usarlo indirettamente (e qui Nike tornerà a battere la sua ).
Provo un esempio semplice, sperando che non sia preso alla lettera.
Sono pigrissimo e ingordo, mangio troppo. Potrei sfruttare la pigrizia per non prepararmi da mangiare a volte. Altre volte invece potrei sfruttare la fame per costringermi a prepararmi da mangiare e quindi vincere la pigrizia.
Il trucco sta nel prendere bene coscienza di ciò che riesco a fare sfruttando l'istinto ( cioè uno degli strumenti del Nero). Quando ne ho preso coscienza a pieno (cosa che difficilmente riuscirà in un colpo solo, almeno all'inzio dell'Opera) sarò in grado di compiere l'azione che voglio anche senza il pungolo del Nero.

Mi fermo... ma ci andremo in pensione con qualcuno. Ho ancora in sospeso la cosa del foglio, non me ne sono dimenticato.
Applico a me per primo la regola del raccogliere prima ogni elemento utile e solo dopo dividere e sezionare .
Allora intanto la cd. mappatura dell'intera opera alchemica e' molto utile a mio avviso perche' da' un'idea di dove si deve arrivare e attraverso cosa .
Piu' chiaramente il nero e' la condizione naturale e la vita si esprime prevalentemente attraverso il nero .
Salvo i barlumi di bianco che si intravedono .
Questo serve , sempre a mio avviso a far dire che il materiale del nero va separato ma non eliminato perche' andra' prima tinto di bianco e poi di rosso .
Senza quel materiale che e' il corpo , la mente ma anche l'estraneo a noi , non c'e' vita e quindi sempre con quel materiale dobbiamo fare i conti e per questo ci impegnamo a trasformarlo .

Poi il barlume , hai fatto un post assai lungo e non potevi soffermarti di piu' ma quel barlume e' assai importante perche' e' quello che muove tutto e consente la conoscenza del nero , la presa d'atto del nero ( se fossimo solo al buio non potremmo accorgerci che c'e' altro ), cioe' il cd. tuffo che poi da' la determinazione ad arrivare al bianco .
Quindi noi non possiamo che usare il nero e quel barlume di bianco che si intravede per avere una direzione .

La dinamica di : nero e spinta in avanti grazie ai riflessi di bianco e le insidie del trovarsi a meta' tra il nero ed il bianco scambiando il ruolo dell'uno e dell'altro e' ancora tutta da esaminare .
E' il barlume di bianco che da' il senso della perdita di energia che proviene dal nero .
Mi fermo dopo aver raccolto e analizzato .
Salvo errori et omissioni .
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