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Vecchio 06-07-2011, 10.11.06   #33
Uno
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In questo come in tutto il resto della nostra vita è fondamentale la differenza tra intenzione e non consapevolezza.
Se mi sparo alla tempia, mi impicco, mi getto dal 10° piano è diverso dal fatto che fumo 2 pacchetti di sigarette sapendo che mi fanno male ma senza avere la certezza che morirò, ne di quando morirò.

In un discorso consapevole, di persona consapevole sono la stessa cosa, ma la responsabilità di mangiare la mela sta proprio qui.
Se la mangio poi so e devo (dovrei agire) in un certo modo, se non la mangio è diverso.

Se qualcuno fosse in grado di dire con certezza a Gigi che fumando 2 pacchetti di sigarette al giorno al 225esimo giorno egli morirà la questione sarebbe assimilabile e completamente identica a spararsi un colpo alla tempia. L'unica, ma non per questo poco importante, differenza sta nel fatto che è più facile fumare 2 pacchetti al giorno, se si ha il vizio, piuttosto che spararsi un colpo. Il vizio ci agevola nell'autodistruzione e ci porta ad essa, ed è per questo che è considerato peccato sebbene meno grave del suicidio.

La certezza della pena, questione tanto discussa, in termini diversi, anche in campo giuridico, è fondamentale per disquisire sul suicidio e sul relativo peccato secondo i canoni della Chiesa.

Inoltre non basta dire a Gigi che morirà sicuramente se fumerà due pacchetti al giorno, bisogna che Gigi ne sia consapevole. La dimostrazione, come sempre anche se non vogliamo rendercene conto, quando ci rivolgiamo ad una sola persona, non può essere tesa a provare oggettivamente la cosa, ma deve essere efficace per quella persona anche se per far questo fosse necessario usare un percorso/spiegazione soggettiva. Questo non è nel tema, è solo uno spunto da sviluppare altrove.
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