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Vecchio 07-01-2011, 17.03.05   #11
diamantea
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Originalmente inviato da Ray Visualizza messaggio
Ma incazzarmi con te sarebbe ridicolo.

...La nuova struttura reagirà diversamete alla proiezioni tue e del resto del mondo, ma continuerò a non poter far nulla sulla tua di struttura e le conseguenzti proiezioni.

E' un po' più chiaro?
Ieri sera la mia rabbia è arrivata ad un culmine, dentro di me la sentenza di morte verso l'oggetto che ha proiettato.
E' una situazione grave questa ma non ho lanciato nulla, mi sono solo limitata a far uscire di bocca quel che saliva dal petto ristretto da una morsa che non mi faceva respirare bene.

Più tardi nel buio e nel silenzio della mia camera da letto, ho lasciato salire altre cose, immagini pescate dal profondo dei ricordi di quel paradiso mescolato all'inferno...

Il senso è che il bambino innocente punta il dito per indicare, ciò che vuole, che gli piace avere, mangiare, oppure indica chi è stato. Il dito indice del bambino innocente e spontaneo indica soltanto, non giudica, non critica, dice solo la verità: voglio questo, voglio quello, è stato quello e questo.

Io puntavo sempre il ditino per dire che pasta volevo a pranzo, che giocattolo desideravo, dove volevo andare a giocare, ma indicavo pure chi mi faceva male.
Dalla mamma dovevo sopportare le sue manifestazioni d'amore violente e insopportabili. Potevo fare capricci a casa, venivo accontentata ma se uscivo fuori casa, gli altri avevano precedenza su di me e dovevo subire per educazione. Se veniva la cugina piacentina super viziata e super invidiosa di me io dovevo subire perchè lei strillava come un'aquila e venivo abbligata a sopportare per educazione...

Morale della favola, quando dovevo subire senza poter reagire in quel momento il mio dito voleva diventare un fulmine per disintegrare l'oggetto.

Sono cresciuta con l'idea che il male fa parte del bene, e per avere il bene devo sopportare la quota di male "che poi passa e andiamo a giocare" come dicevano gli occhi sofferenti di mia sorella che osservava impotente il mio subire, dopo avermi aiutata a nascodermi e fui stanata come una preda.

Ma nel tempo, la mia reattività si è trasformata in aggressività pura... desidero la morte per chi proietta alcune cose che non tollero, la morte istantanea.
La morte è il desiderio di togliere le macchie dal mio fondo, come un marchio, un'impronta da cui non riesco a riscattarmi.
Certe proiezioni pescano questo dentro di me, mi ricordano quello che voglio dimenticare. Ma forse ci cose che non vanno in prescrizione, macchie che lasciano l'alone a vita.

Dentro di me non entra più nulla, nessun torto, nessun pensiero morboso, il mio odio cresce a dismisura e dentro di me emetto la sentenza di morte, e non mi sento in colpa.
Mi sono abituata ad essere resistente nel subire il male, subire che poi passa. Ma ora non riesco più, non voglio subire nemmeno un cecio.

"Certi individui dovevano essere uccisi dalla loro stessa madre quando erano ancora nella culla!" ho detto. Amen.

Ray, tu sei stato chiaro. Non posso fare nulla in chi proietta, ma posso e dico devo cambiare la mia struttura. Ma come farlo?
Incazzarmi con l'oggetto non è solo ridicolo ma anche pericoloso. E' che non deve accadere che l'oggetto proietti certi pensieri su di me, è che non deve accadere che io venga a saperlo che ha proiettato, perchè dal fondo del secchio sale l'antica ingiustizia subita, l'antica impotenza.
Posso aver perdonato chi mi ha fatto male la prima volta, ma chi tenta di farlo ancora lo condanno a morte, e non mi sento in colpa.

E' un post duro, mi rendo conto, la mia educazione cattolica mi ha insegnato a non esprimere questi pensieri, non è bene, non è educato, non è socialmente conveniente. "Il Signore ti guarda e ti punisce" mi veniva detto.

Bisogna sorridere, stringere i denti, giustificare, comprendere l'altro. Ma questi pensieri covano dentro di me e sono autentici. L'ho già sperimentato sul mio primo pretendente che ho desiderato la sua morte che poi è morto ed io mi sentita liberata. Anche mio padre è morto e mi sono sentita liberata. Quando morirà mia madre mi sentirò liberata pure?
Quante persone devono morire per sentirmi liberata? Faccio prima a morire io.

E' terribile. Ho paura dei miei sentimenti contrastanti e conflittuali.

Il cavallo non mi ha staccato il dito, me l'ha morso, l'ha attenzionato, devo indicare con innocenza senza giudicare, essere nella verità, come uno schermo bianco?

La verità è questa, l'ho detta. Ora non so che accadrà, sarò punita per aver detto questo? Io mi sento innocente malgrado tutto, vedo la Luce dentro, solo che ogni tanto mi metto in zona d'ombra e provo una pena profonda per la miseria dell'animo umano, compreso il mio.
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"Mi manca già la tua presenza, ma fai parte di me e per questo non sei mai andata via"
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