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Vecchio 07-01-2011, 18.00.04   #13
Grey Owl
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Originalmente inviato da diamantea Visualizza messaggio
...mi sono solo limitata a far uscire di bocca quel che saliva dal petto ristretto da una morsa che non mi faceva respirare bene.

Pare che la rabbia e la sentenza di morte sia arrivata dopo quel senso di soffocamento. E' una reazione violenta e definitiva che non controlli perchè tocca un nervo scoperto e non ancora lenito dalla presa di coscienza. Questa cosa è importantissima secondo me, vuole vista e compresa bene per iniziare un percorso di guarigione dalla rabbia esplosiva. La rabbia esplode quando sei messa con le spalle al muro.
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... Dalla mamma dovevo sopportare le sue manifestazioni d'amore violente e insopportabili.
Manifestazioni che hai dovuto sopportare, ti opprimevano, ti facevano male ma non potevi fuggire da questo tormento.
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Potevo fare capricci a casa, venivo accontentata ma se uscivo fuori casa, gli altri avevano precedenza su di me e dovevo subire per educazione.
Pare un fil rouge, la prevaricazione sul tuo benessere.
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Se veniva la cugina piacentina super viziata e super invidiosa di me io dovevo subire perchè lei strillava come un'aquila e venivo abbligata a sopportare per educazione...
Il denominatore comune è sopportare per educazione, per amore verso la famiglia, per convenzione, per religione. Sopportare oggi per te non è più possibile, dentro di te c'è un giudice severo che sentenzia la morte per chi ti soffoca.
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Morale della favola, quando dovevo subire senza poter reagire in quel momento il mio dito voleva diventare un fulmine per disintegrare l'oggetto.
Da piccola con la fantasia facevi diventare il dito un laser che disintegrava l'oggetto. Oggi non freni le pulsioni violente e di queste manifestazioni hai paura anche perchè non riesci a controllarle. E' un'altra tea che ti fa paura perchè ha una potenza esplosiva di cui non conosci il limite e temi che possa essere un pericolo per te e per gli altri.
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La morte è il desiderio di togliere le macchie dal mio fondo, come un marchio, un'impronta da cui non riesco a riscattarmi.

La morte è una sorta di liberazione della causa che tu identifichi nel sentirti soffocata, nel sentirti in pericolo.
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Dentro di me non entra più nulla, nessun torto, nessun pensiero morboso, il mio odio cresce a dismisura e dentro di me emetto la sentenza di morte, e non mi sento in colpa.
Dentro di te c'è un nervo scoperto che se toccato ti fa trasalire, quando il dito esterno lo tocca esplode il dolore e la rabbia per chi ti ha toccato in quel punto.
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Mi sono abituata ad essere resistente nel subire il male, subire che poi passa. Ma ora non riesco più, non voglio subire nemmeno un cecio.
Hai potere di sopportazione, ma forse accumuli tutto il dolore che ti arriva da certe situazioni ed arriva il momento che al minimo urto riversi tutto il dolore accumulato verso quella persona.
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"Certi individui dovevano essere uccisi dalla loro stessa madre quando erano ancora nella culla!" ho detto. Amen.
Questa cosa è molto brutta da dire ed immagino che te ne renda conto anche tu, con "amen" cerchi di evitare di pensarci ma arrivare a questo implica una perdita di controllo e di comprensione che l'altro ci fa sempre da specchio.
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Ma come farlo?
Incazzarmi con l'oggetto non è solo ridicolo ma anche pericoloso.
Secondo me serve cominiciare a vedere cosa ti soffoca, cosa ti costringe, cosa ti mette con le spalle al muro. Serve capire la dinamica prima che si arrivi al punto di non ritorno. Magari con l'immaginazione attiva, con l'intuito.
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Posso aver perdonato chi mi ha fatto male la prima volta, ma chi tenta di farlo ancora lo condanno a morte, e non mi sento in colpa.
Questa non è comprensione, questa pare più un rivio per la prossima condanna a morte. E' un trattenere per poi ripagare la volta sucessiva con doppio soldo di rabbia.
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Bisogna sorridere, stringere i denti, giustificare, comprendere l'altro.
Questo punto è importante, non bisogna "perchè è giusto così, punto e basta", serve arrivare alla reale comprensione che l'altro ci fa da specchio. Se ci arrabbiamo il problema è in noi e non nell'altro, è attraverso un lavoro sincero e profondo verso noi stessi che riusciamo a comprendere che l'altro non è il nemico da uccidere.
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Ma questi pensieri covano dentro di me e sono autentici.
Si avverte dal tuo post, e si avverte la tua reale paura di arrivare un giorno a fare cose di cui potresti pentirti amaramente.
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Quante persone devono morire per sentirmi liberata? Faccio prima a morire io.
Se rimandi il lavoro verso te stessa ci saranno sempre persone che dovranno morire e tu non ti libererai mai di questa proiezione che è tua e solo tua.
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La verità è questa, l'ho detta. Ora non so che accadrà, sarò punita per aver detto questo? Io mi sento innocente malgrado tutto, vedo la Luce dentro, solo che ogni tanto mi metto in zona d'ombra e provo una pena profonda per la miseria dell'animo umano, compreso il mio.
E' un gran bel passo il tuo, questo post ti permette di condividere con noi questo tuo lato di cui non vai fiera, di cui temi le reazioni imprevedibili. E' un gran bel passo, il primo di tanti altri che ti porteranno a scoprire lati di te che ti condizionano. Sei subita da lati nascosti di te che devono essere portati in luce in modo da non sentirti più soffocata, quella sensazione che ti fa scatenare l'odio e la sentenza di morte.

Forza tea

Ultima modifica di Grey Owl : 07-01-2011 alle ore 18.09.59.
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