Discussione: Democrazia
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Vecchio 12-06-2009, 14.51.21   #3
jezebelius
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Con quel che hai detto, Ray, mi viene in mente la storia di Guicciardini o meglio il suo pensiero in merito all'aristocrazia e cosa egli intendesse per questa.
Tralasciando il resto che gli riguarda, e che anche, a mio avviso, andrebbe ripreso ma da un punto di vista sociale mi voglio soffermare appunto sul concetto " aristocratico".

Poneva l'aristocrazia mutevole nella sua sostanza. Di fatto, chi nasceva in tale fascia, non per questo era in grado di " governare" ovvero amministrare anche la cosa pubblica, sol perchè lo accompagnava un qualche titolo nobiliare. Faceva, dunque, riferimento allla meritocrazia per l'accesso.

La selezione " meritocratica" che il famoso storiografo poneva alla base, quale presupposto, per potere avere libero accesso alla dimensione aristocratica era semplicemente l'aver mostrato quanto, cosa e come si era fatto in qualsiasi campo: scientifico o letterrario tante per citarne qualcuno.
Dunque non soltanto aperta, nuovamente, ai nobili, ne segue non per titolo, ma anche a chi originariamente non era nato in questa fascia, possiamo dire da questo punto di vista, formalmente aristocratica. Oppure, addirittura, da chi veniva dal fondo della società.
Il suo pensiero si fondava sul fatto che " c'è chi nasce per comandare e chi per essere comandato, ed è male per tutti invertire i ruoli".
Per questo aveva pensato - non so se poi in effetti in quel periodo trovò attuazione - ad una sorta di " parlamento degli intellettuali" ( da intendersi naturalmente in senso ampio ) i quali avrebbero avuto il compito di " supervisionare" le leggi che venivano proposte dai cittadini ( di numero pari a 5.000 se non erro, in rappresentanza della città di Firenze ), per valutarne sia il grado di fattibilità ma anche l'utilità in campo sociale.

Uomini d'altri tempi...

Comunque, probabilmente sto per dire una cosa che cozza e non poco col concetto che abbiamo oggi di democrazia.
Certo, pigliando quel che afferma Aristotele verrebbe da pensare a questi uomini" liberi ed eguali" posto che, nel nostro tempo, in specie in questo ultimo ventennio, non si può dire che tutti, per l'appunto, siamo liberi ma in specie eguali. Se oggi la schiavitù è ormai passata, nelle forme che ne hanno caratterizzato la manifestazione, questa, mi pare, è presente diversificata e stratificata a vari livelli; e certo non possiamo dire di vivere ad Atene, città progredita.

Ovviamente lo dico non per polemica ( men che meno politica o da politicizzare, non avrebbe senso ) ma come constatazione del fatto che per quanto si eserciti il " proprio potere", in quanto popolo, la cosa fa pensare e non poco alle degenerazioni che si possono creare e strutturare, oggi, quale meccanismo compensativo di chissà quale tipo di mancanza nella struttura precedente.

Mi verrebbe poi da introdurre la " democrazia plebiscitaria" che spesso viene confusa con la democrazia di cui hai dato, pur riportandone il concetto aristotelico, la definizione.
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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