Discussione: Paura di essere felici
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Vecchio 02-06-2011, 22.12.26   #29
diamantea
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Originalmente inviato da Uno Visualizza messaggio
Ci sono due variabili in gioco.
La qualità che dici, che definirei meglio consapevolezza di come si soffre.
La diluizione o assunzione più pura che incide nel tempo e velocità, una cosa come quella del cerotto: lo stacchi di colpo o piano piano un pezzetto per volta?
Il rapporto tra queste due variabili determina i tipi di sofferenza che attiriamo e come movimentiamo il nostro conto del dare e avere.
Nella mia vita ho provato diverse volte moti di felicità anche intensa, a volte incontenibile, poi arrivava la sofferenza.
La mia natura orgogliosa mi porta tendenzialmente a rifiutare la sofferenza come una non ammissione di responsabilità nell'aver causato dolore verso me stessa o verso altri, eppure l'unica strada che ho avuto per superare l'orgoglio è stato vivere il dolore fino in fondo, fin dove arrivava la punta del coltello conficcato dentro i punti nevralgici.
La forza per affrontare il dolore credo di averla presa proprio dall'aver vissuto quei momenti di felicità.
Prima la carica di energia poi la forza per affrontare la discesa. Sapere che esiste il bene da forza per affrontare il male.

Io credo che per avere consapevolezza del soffrire occorre almeno inizialmente staccare il cerotto un pezzetto alla volta, questo per avere la piena percezione del dolore in tutte le sue parti, con varie sfumature di sofferenza. Sembra una condizione masochistica eppure io attraverso lo stacco lento ho potuto vivere la sofferenza in profondità e averne un ritorno di crescita, di consapevolezza.
E' pur vero che questo mi ha creato un rallentamento nel passato in quanto ho protratto oltre il dovuto fino allo stillicidio, quasi a dover restituire la felicità che ho preso per non esasperare l'altro, saziare il desiderio di vendetta dell'altro, annullare debiti futuri pagando pure gli interessi.
C'è stato un periodo in cui avevo paura della felicità se poi dovevo soffrire, preferivo rinunciare alla felicità per non soffrire, ma mi sono accorta che non vivevo, vegetavo soltanto, indebolendo il corpo e lo spirito.
Rifiutare un opposto fa rifiutare anche l'altro, è non vivere soffrendo lo stesso inutilmente.

Forse quando si ha consapevolezza del dolore si può staccare il cerotto velocemente.
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"Mi manca già la tua presenza, ma fai parte di me e per questo non sei mai andata via"
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