Discussione: Paura di essere felici
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Vecchio 04-06-2011, 11.56.23   #36
Uno
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Originalmente inviato da Telemaco Visualizza messaggio
Ecco ! è proprio questo che io intendo per giocare con le parole, un esercizio di retorica basato sul significato letterario dei termini.
La mente non riesce ad esprimere concetti che non gli siano già noti e per questo riconduce tutto secondo i termini che già conosce e che appartengono al passato.
Tu usi la parola pace riconducendola a quello che tu conosci della parole pace, la pace tua, la pace del mondo, la pace dell'essere e la pace dell'avere.
Ma se devi parlare della pace assoluta, quella che appartiene ad un mondo divino che non conosci allora cominciano i problemi e non ti resta che giocare con le parole.
Io mi riferisco ad uno stato che non si può descrivere a parole, ma che si può solo immaginare come un insieme di tutte le qualità che conosciamo (pace, beatitudine, estasi, felicità, ....)e molto di più.
Una pace dove non esiste nessun conflitto, neanche di termini.
E' questa cosa che noi identifichiamo come meta spirituale e che nella nostra limitatezza umana chiamiamo ora felicità ora pace, ora altro, e a cui noi (anche inconsciamente) aneliamo.
Molti la cercano meditando, altri pregando, altri credono di guadagnarsela in un'altra vita.
Ma qui andiamo veramente fuori tema.

Io ribadisco che la paura della felicità non esiste, ma esiste solo la paura del dopo, della sofferenza, consapevoli che è impossibile rimanere in uno stato di felicità continuo.
La cura sta nella stessa causa, basta essere consapevoli che pure la sofferenza non è permanente e che questa alternanza fa parte del movimento della vita.
Ormai però il nostro pensiero è viziato, ci hanno raccontato che è possibile essere felici e indipendenti dagli accadimenti e noi non ci rassegnamo di trovare un modo. Ma un modo non c'è e i risultati si vedono.
Ma questa è solo una mia "opinione".
Che ti devo dire Telemaco? Alla fine gira gira con te torniamo sempre li.
Ammesso che le cose stiano come dici tu, cioè che la mia mente non conosce il concetto, io comunque uso tutti i concetti che ogni mente può conoscere (concetti oggettivi) mentre tu ti limiti a negarli riconducendo il tutto a ciò che tu hai deciso essere giusto, vero, reale.
Sull'alternanza etc.... stiamo dicendo più o meno le stesse cose, dove non concordiamo è sulla differenza di quello che la massa pensa sulle religioni e quello che queste propongono realmente. Ok, non importa poi molto ai fini del discorso ma se vuoi puoi vedere che stai facendo proprio quello che sopra denunci, ti accontenti di un pensiero viziato culturalmente e socialmente.

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Originalmente inviato da Astral Visualizza messaggio
Temo che non è stato chiaro ciò che intendevo con l'apertura di questo topic. Paura della felicità, paura della realizzazione, dovuta alla paura per esempio di meritare troppo o non essere degni, e quindi spinte un po' masochiste anche a cercare la sofferenza, oppure crearsi o affrontare problemi che in realtà sono meno consistenti di quanto si parla.

La paura del successo e della felicità esiste almeno quanto la paura della morte e della sofferenza. Perchè magari sappiamo che è troppo bello quel momento e che dura troppo poco, quindi ne preferiamo rinunciare.

Un atteggiamento nichilista ma che rende l'esempio poteva essere questo: non voler farsi una famiglia, affezionarsi a nulla o a nessuno perchè tutti prima o poi dobbiamo morire, e questo porterebbe sofferenza dopo una grande felicità, di conseguenza cerco di non essere troppo felice.
Concordo con Tea, se non sappiamo prima come sarà un certo momento non possiamo aver paura della durata o che altro....
Invece si ribalta il problema, sappiamo esattamente come è la situazione in cui ci troviamo anche quando questa è sofferenza. Sappiamo di poterla sopportare e non sappiamo invece cosa troveremo se lasciamo questa situazione per andare verso la felicità. Sappiamo che dobbiamo lasciare il certo (pure se non è bello e/o il massimo aspirabile) per l'incerto ed in questo il tutto è riconducibile alla morte e al fondo di ignoto.

Quello che dice Telemaco seppur valido in molti casi, cioè dopo aver già fatto determinate esperienze, non spiega perchè capita chi non si lascia andare alla felicità in casi che non ha mai sperimentato, dove non sa neanche che andrebbe verso la felicità se non si frenasse.
Per capirci, uno che ha già amato ed è rimasto scottato potrebbe poi rimanere condizionato da questa cosa, ma chi non ha mai/ancora amato da cosa è frenato? Non sa neanche che potrebbe arrivare alla felicità e poi essere costretto a tornare indietro....


Le domande che facevo sopra
"Si può dare e ricevere la felicità?
Che differenza c'è tra la felicità dell'essere e quella dell'avere, se per voi c'è?"
hanno un senso preciso per esplorare la dinamica.
Se qualcuno può darci la felicità allora il "problema" del thread si sposta. Non evitiamo le situazioni, ma evitiamo le persone.
Se invece nessuno può darci veramente la felicità allora dobbiamo assumerci la responsabilità in pieno... cosa che spesso invece si evita: "non sono felice per colpa di..."
Uno non è connesso