Macchè ognun è così com'è, quindi bentornato!
Beh qui si passa al vero Lavoro su di sè se hai paura non vivi, e credo inoltre che la paura sia l'opposto dell'Amore per cui vita è amore non è di certo paura.
Vorrei dire di più ma non è che ne so molto vivere per me voleva dire un modo che avevo imparato poi però ho scoperto che non era quello giusto e per molto tempo sono rimasta spiazzata, ora credo di aver metabilizzato che si può fare altrimenti è già per me un passo avanti.
La morte psicologica mi dissero un giorno che è quella che si domanda nell'Ave Maria quando dice: "...prega per noi peccatori adesso e nell'ora della nostra morte (psicologica) Amen!
Ma questa morte è quella che dovremmo far avvenire con il Lavoro su di sè?
Non mi è mica chiaro.
Ogni urlo ed ogni pianto o aggiungo anche ogni imprecazione è una, secondo me, non accettazione di ciò che è e deve essere.
Quando una qualsiasi cosa ha terminato la sua missione o il suo lavoro ha finito l'utilità viene sostituita, come la fogliolina che marcisce e ha già sotto l'altra pronta a sostituirla. O come quando una persona ci ha dato tutto il possibile per la nostra crescita e viceversa ecco che si conclude la storia, tale ad un bocciolo che la sera si richiude per accogliere la rugiada del mattino permettengogli di mantenere la giusta umidità, necessaria ad accogliere i raggi del nuovo sole.
E comunque per una porta che si chiude se ne apre un'altra.
Non so io lo chiamo il mal di vivere, io non mi ci sono mai trovata o abituata a questo mondo, mi ci sono sempre sentita aliena, anzi non al mondo, ma al genere umano. (ne meglio ne peggio ma incompatibile e aliena)
Per le reazioni alla paura dell'infanzia sono andata a guardare tutte quelle di cui ho ricordo e devo dire che il mio rapporto è stato di compagnia, sin da bambina sono stata terrorizzata, minacciata, avevo paura degli insegnanti, paura delle botte e potrei andare avanti ancora, quindi ci ho convissuto, me la tenevo e cercavo di sopravvivere, quindi piano piano è diventata una compagna invisibile ma sempre presente e sempre più potente.
Non so, a me pare che per far si che muoia veramente qualcosa, tipo una storia che finisce, una persona che perdiamo, dobbiamo piangere, immergerci nel dolore ogni volta che ne sentiamo la necessità senza rifiutarla, ma con ben chiaro nella testa che è un processo naturale, perchè altrimenti vi è anche la possibilità di compiacersi del mezzo che invece deve portare al fine e non viceversa. Ora che lo sto scrivendo realizzo che forse è proprio questa la catarsi che non avevo mai capito cosa fosse e che ho provato diverse volte ma che ho realizzato smettendo di fumare, mah chissà.
Ecco da li in poi può iniziare un'altra storia....
Pensa un po' io sto Apollo lo assocerei all'istinto di sopravvivenza, invece è un bel dio pragmatico?
Come un padre autorevole che ti lascia sfogare e poi soffiandoti il naso ti dice: ok ti sei sfogata/o abbastanza ora alzati e ritorna a fare il tuo dovere.
Dioniso invece chi è? La parte irrazionale quella emotiva emozionale che ti branca e non ti lascerebbe più perchè è travolgente in un tutte le sue sfacettature. E un po' la parte immatura di noi.
Ok ora che ti scombinato i personaggi la pianto.