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Vecchio 27-06-2007, 20.03.46   #19
jezebelius
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Originalmente inviato da Uno Visualizza messaggio
Kael per primo ha iniziato a girarci intorno... come facciamo a gustare la morte se siamo quelli che muoiono?
Inoltre vuol dire che normalmente c'è qualcuno che gusta (si pappa) la morte e solo dopo la comprensione di quegli scritti (di quello che significano, non proprio per forza quelli... e comunque comprensione non capirli intellettualmente) nulla più in, di, noi gusterà, assaggerà, mangerà la morte.
A questo punto sarebbe da capire chi si mangia normalmente la morte.
Volendo fare discorsi trasversali lo sciamanesimo del sudamerica proposto da Castaneda è quello che più ci viene incontro... in molto riferimenti parla di sfuggire l'Aquila che ci mangerà, di prepararci con dei sistemi... e allo stesso tempo l'Aquila in quella cultura è lo Spirito.
Quindi normalmente lo Spirito si pappa, gusta la nostra morte... ove nostra è il senso di identità per quanto embrionale e misero...
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Originalmente inviato da Kael Visualizza messaggio
In effetti non pensavo che la morte fosse qualcosa da "gustare"... Che abbia un buon sapore?
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Originalmente inviato da Uno Visualizza messaggio
L'unica parola che "cripta" questa frase non l'avete considerata bene.
"Gusterà".

Anche io penso...ad un " Gustare" inteso nel senso...di fare proprio.
In questo senso allora può anche essere intesa...come qualcosa che possiede un sapore...( si può anche identificare all'interno della frase una di esortazione, appunto " Colui...che scoprirà..non Gusterà la morte")
Questo " non gusterà.." ...insomma...come se dicesse, anche, che la morte ha un sapore ( ma non concordo con Kael..quando attribuisce una certa " bontà " alla morte. lo definirei più come...un abbandono, un risucchio..senza sapore ) ma lo individua in un momento preciso..
Non conoscerà la morte...da un momento in poi ossia da quando non la gusterà più..!

Gusterà..potrebbe intendersi allora, visto che si parla di qualcosa che " entra" all'atto del gustare ( ma in effetti in un certo senso gia siamo nel " gusto" ), come una presa di coscienza od anche un abbandonare, appunto, un "gusto" che fino ad allora non era identificabile...
Cioè..per semplificare: gia siamo nel " gustare" ma non lo sappiamo.

Per renderci conto che " gustiamo" qualcosa ( ossia che ne siamo dentro) dobbiamo sapere cosa non gustiamo. Abbandonare l'ambito del gusto, all'interno del quale siamo, per uscirne fuori...un prendere coscienza..; sviluppare, fin dove possibile l'embrione..della identità..fin dove possibile..
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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