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Vecchio 22-09-2008, 00.59.10   #10
jezebelius
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Originalmente inviato da Uno Visualizza messaggio

In sostanza la situazione è questa, ci si trova spinti da vari motivi che magari vedremo dopo, a cercare di aiutare una persona che ha bisogno, a cercare di dare un aiuto profondo, perchè per delle circostanze questa persona è in un certo senso indifesa, ha bisogno di tutto.
Fin qui nulla di strano e di male, anzi, magari tutti e magari lo facessimo anche senza quei motivi che dicevo potremmo vedere dopo.
Il problema nasce quando la persona che aiuta l'altra non è in grado di dosare l'aiuto, si lascia assorbire e dona più di quello che è in grado di dare, se una persona non ha terminato un certo tipo di percorso, o comunque non si è incamminato abbastanza in profondità in questi tipi di percorsi, il limite è piuttosto bassino, per non dire che proprio non può aiutare nessuno in assoluto.
In questo ultimo caso, purtroppo piuttosto frequente, si instaura un effetto molla, solo che la molla è bloccata almeno in parte dal bisogno altrui. Intendo dire che nel momento in cui il donante si sente esaurire, cerca inconsciamente di riprendersi energia, e qui gioca un ruolo fondamentale l'ambiente circostante.

Se c'è un ambiente favorevole, il donante può assorbire energia, sotto forma di attenzioni e altro, un pò da tutti,
altrimenti cerca di avere un ritorno dallo stesso soggetto a cui ha donato, sotto forma di riconoscenza, gratitudine etc...
Queste due alternative aprono diversi scenari... ma per ora mi fermo.
Questa dinamica non è mi è del tutto estranea.
In fondo si è presi dal bisogno altrui e ci si lascia svuotare.
In questo senso intendo quel che hai detto e cioè: " quando il donante non è in grado di dosare l'aiuto".
Questo presuppone la capacità, per chi dona, in primo luogo di rendersene conto, pensando anche che non può aiutare all'infinito ma che deve fermarsi ad un certo punto; in secondo luogo, che forse dovrebbe essere il primo punto, chiedersi: " perchè ?".
Mi rendo conto però che non è semplice dare una risposta ( sincera, manco a se stessi ) e talvolta pure per quanto mi riguarda mi faccio prendere la mano.
Ho notato anche il meccanismo ossia la molla che si attiva ed anche se anche se non tutto qualcosa l'ho vista.
In sostanza se do, oppure ho dato qualcosa, poi, anche dopo, approfitto delle attenzioni del soggetto a cui ho dato e la sensazione è quella di un serbatoio che si riempie.
E' capitato anche di osservare la dinamica dell'ambiente favorevole.
Accade la medesima cosa mi pare solo, non so come dire, più "diluito" proporzionalmente a tanti quanti sono quelli che mi " danno attenzione". Devo dire che su questo ho ancora da meditare.

Però, tornando all'incapacità di accorgersi il limite oltre il quale, in effetti, non si può andare, e se vi si va, come dice Grey, accade che ci si svuota, credo che sia un misto di IP - nel senso che " io sono in grado, ora, di dare un aiuto" - e di ingovernabilità delle ( poche ) energie a disposizione.
In sta cosa mi rifletto, ad essere sincero...
Affermo poi, sempre per quanto mi riguarda, che ho difficoltà ad " individuare " il punto oltre il quale mi sentirei svuotato e questo, credo, sia collegato non solo a quanto io ho, di mio, a disposizione ma anche al "quanto" Tizio ha bisogno.
In definitiva una grossa difficoltà ma anche responsabilità comunque, mi pare di capire.
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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