Discussione: Credere e Sapere
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Vecchio 15-12-2007, 20.32.18   #18
jezebelius
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Sulla stessa linea di Cass, anche qua, suppongo, si tratti di esperienza diretta.
Forse si può dire che anche l'oggettivo, come il soggettivo, presenta una certa profondità all'interno della quale, una volta che ci si è immersi, si può o no aumentare la ( profondità della ) conoscenza.
Partendo dal " credere", questo si ferma alla superficie per cui quasi certamente non si è in dentro alle cose. Spesso è su questa conoscenza, superficiale, che le nostre certezze si basano e quindi anche ciò che ne deriva, dunque le emozioni e quant'altro, hanno la stessa matrice.
Col sapere invece si è forse al di la, in profondità.
Ma anche per chi ha accesso, per una parte, ad un " sapere profondo", vale a dire essere in profondità alle cose con le quali è venuto in contatto, mentre per l'altra, ancora, brancola nella " superficialità del credere", a questo punto, non è Sapere, intendendo con questo la Conoscenza di quella cosa; Essere quella cosa.
Per questo motivo, allora si può dire che più si è in Alto - o in profondità - e più si è nelle cose.
Credere, per l'appunto mettere in credenza, stipare, dovrebbe essere un mezzo e non un fine ma spesso ci si confonde e li sorgono le certezze ( presunte tali) che riguardano anche una religione e quel che " dice" in quanto verità. Nozioni in fin dei conti che per non essere più in questa forma, ovvero stipate quali informazioni o solo perchè tizio o caio ci informano che bisogna fare cosi o colà, dovrebbero servire come supporto per una ricerca più approfondita.
Secondo me, tornando alla domanda di Ray, non esiste un limite nella conoscenza se non nella posizione che ricopre chi, in quel momento, esprime quel che è un " suo" pensiero.
Quel che voglio dire è che come in una scala, partendo dal " credere " sino ad arrivare al "sapere " ci si può inerpicare all'infinito avendo, di volta in volta, una visione differente, gradiale ed altra della cosa.
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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