Visualizza messaggio singolo
Vecchio 11-02-2008, 17.09.56   #24
RedWitch
Cittadino/a Emerito/a
 
L'avatar di RedWitch
 
Data registrazione: 20-12-2004
Messaggi: 3,537
Predefinito

In questi giorni sto leggendo un libro in cui ho trovato uno spunto che mi interesserebbe approfondire..

Il protagonista incontra una donna con una figlia, e lui mentre parla della bambina si rivolge alla mamma, parlandone come se la piccola non ci fosse. Al che la donna gli dice di chiedere direttamente alla bambina quello che gli interessa sapere, che è importante che la bimba non si senta esclusa, proprio perchè stanno parlando di lei, e che lei è in grado di rispondere per sè, e che è importante che non nascondere nulla ai bimbi parlare loro con un linguaggio comprensibile, ma senza inventare sciocchezze. L'uomo ribatte che in quel modo, ci si toglie la possibilità di scherzare coi bimbi e che si toglie loro parte del divertimento legato all'infanzia. Allora lei dice che la bimba si diverte moltissimo, che gioca molto con sua figlia , che insieme fanno tutti i giochi di fantasia, con la differenza che, quando fantasticano insieme la piccola è perfettamente consapevole che si tratta di fantasticherie.

C'era un post di Uno che vedo ben collegato con questo discorso (il thread era questo) :

Citazione:
Originalmente inviato da Uno
Io da bambino presi coscienza di cosa fosse la morte (una minima parte ovvio, l'inizio della presa di coscienza) vedendo un vecchio film di cowboy. Chiesi a mio padre che cosa significava che sparandosi cascavano da cavallo. Mi venne spiegato che morivano e mi vennero risposti i vari "E perchè..." ma comunque alla fine mi fu chiaro che quella era finzione, che serviva per farci vedere come andavano i fatti invece reali e neanche sempre, che la cosa non stava comunque avvenendo in contemporanea. Questa cosa mi fu più chiara della morte in se che poi occupò altre domande nel corso degli anni, questo mi permise di non arrivare mai ad identificarmi automaticamente completamente in nulla, certo alti e bassi sono normali e umani.
Questo non avviene se non c'è qualcuno in famiglia che da i primi strumenti di discernimento, poi è sacrosanto che ognuno li affini secondo le proprie inclinazioni, ma una base è necessaria anche solo per riconoscere le proprie inclinazioni.
Mi è chiaro che sarebbe importante che fossero i genitori ad insegnare questo tipo di approccio con il mondo quando si è bambini, proprio perchè altrimenti si rischia da adulti di mischiare la propria realtà con fantasticherie "sconnesse", il rischio credo che sia quello di non distinguere più la realtà in cui si è immersi e di trovare un comodo rifugio nella fantasia per scappare da sè stessi..
A me succedeva di identificarmi con qualsiasi cosa vedessi (alla tv o meno) quando mi sono accorta di questo ho cercato un brusco "ritorno" alla realtà, pero' questo comporta il fatto che adesso fatico notevolmente ad usare la fantasia e che quando mi capita qualcosa che associo ad essa, automaticamente (essì ) la rifiuto. Facevo la stessa cosa quando mi capitava qualcosa di "insolito", la classificavo come fantasia e cercavo di dimenticarmene

Tornando al passo del libro, a questo punto credo che anche la fantasia vada in qualche modo "allenata", soprattutto se la si rifiuta , un buon modo per riuscire a distinguere dovrebbe essere quello di rimanere il più possibile presenti a sè stessi quando si guarda qualcosa che abbia a che fare con la fantasia.. che sia un film o altro, tutto ciò che puo' portare all'identificazione con quella data cosa, il trucco alla fin fine dovrebbe essere quello di tenere sempre presente che non si tratta della mia realtà, ma che quello che vedo è qualcosa di possibile, ma non sta accadendo direttamente a me (e nemmeno in tempo "reale")..

In questo modo, credo che si potrebbe imparare molto anche dalle esperienze degli altri per esempio, senza identificarsi, senza viverle direttamente (o credere di farlo in questo caso), sarebbe come essere spettatori "attivi"..
RedWitch non è connesso