Discussione: Trattenere e Spingere
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Vecchio 03-07-2008, 10.09.57   #25
griselda
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Originalmente inviato da Uno Visualizza messaggio
Ancora un pezzettino, poi vediamo alcune domande se non si chiariscono da sole.
l'esempio di Jez va benissimo, quando uriniamo la minzione (la pressione-spinta) non interessa direttamente i reni ma la vescica, comunque per il concetto che ci interessa esplorare vanno bene i reni, o anche lo stomaco, forse meglio quest'ultimo.
Non so se riuscite ad immaginare tutto il circuito che dalla bocca fa compiere al cibo le varie lavorazioni fino ad arrivare all'eliminazione dei residui non utili, ma immaginate di vedere i vari comparti dell'intestino in cui il cibo transita. C'è grosso modo una soluzione di continuità nel fluire del cibo, l'unico modo per interrompere provvisoriamente questa continuità del fluire è un digiuno di almeno qualche giorno, sappiamo che dopo 48 ore ci sono proteine della carne non ancora completamente digerite nello stomaco.
Visto metaforicamente potete immaginare un autolavaggio di quelli con i rulli in cui l'auto viene trascinata all'interno, bagnata, insaponata, lavata ed asciugata.
Che succede se mentre la prima auto asciugata sta uscendo bella pulita con una forte spinta buttiamo fuori anche quella dietro che è risciacquata ma non asciugata e quella ancora dietro ancora insaponata?
Significa che l'autolavaggio sta lavorando male, inoltre del sapone arriverà fino alla zona asciugatura (e poi fuori) cosa che non dovrebbe succedere. Lo stesso accade con la nostra digestione (ed ogni altro nostro processo), se spingiamo troppo parti ancora in lavorazione saranno espulse e si porteranno dietro gli strumenti di lavorazione.

Facciamo un esempio sul parlare. Se sto leggendo un libro e sono arrivato al 5° capitolo da due giorni, ci ho riflettuto un pò e adesso inizio il sesto, se parlo con altri del 5° non c'è nulla di strano, ma se parlo del 6° invece che una lettura ponderata parlo di un misto di frasi ripetute a pappagallo (solo della prima parte el capitolo) e parti del mio modo di pensare, di come affronto le riflessioni.
E come se con l'ultima martellata pianto pure il martello oltre che il chiodo

So che non è chiarissimo ancora, troverò il modo per renderlo più digeribile
Prima che sia chiaro a me a voja

Allora il trattenere è relativo a fermare a non far uscire qualcosa che di norma uscirebbe di abitudine come un flusso che fa quella strada normalmente, può essere un’emozione, un bisogno fisiologico…


Se trattengo e non me ne accorgo perché è diventata un’abitudine è repressione, se invece vedo e trattengo è allenamento della volontà, ma anche allargamento di me ed della mia capacità di trattenere.


Il punto è che se vado oltre una certa soglia il trattenere può diventare cronico, ad esempio il corpo si abitua a trattenere ma ad esempio metto troppo sotto sforzo la vescica o altro muscolo che ha una valvola, quella valvola mi da l’idea che possa usurarsi perdere l’elasticità, mentre nel giusto modo la terrei elastica, tipo trattengo il giusto e rilascio quando è il momento, sempre riuscendo a capire quando è quel momento e non all’ultimo quando questa non tiene quasi più e rischio di lacerarla strapparla con il peso di ciò che deve uscire.


Lo spingere lo vedo quando ho superato la soglia e la valvola ha perso il suo impulso naturale come un muscolo che è stato traumatizzato e va riabilitato non sente più quando scaricare automaticamente al superpieno e quindi li bisogna agire meccanicamente e spingere saltando la funzione di regolazione o per cercare di ripristinarla. Forse per ripristinarla bisogna fare attenzione al minimo impulso che altrimenti passerebbe in sordina d’abitudine. Oppure non saprei.


Questa cosa mi è chiara nell’evacuazione mentre faccio fatica a rapportarla alle emozioni o ad altro, come faccio a capire fino a quando trattenere per non arrivare a dover spingere?
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